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Marchionne: sto con Napolitano

Sergio Marchionne

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«Sto con Giorgio Napolitano: è arrivato il momento della coesione. Non ci possiamo più permettere questa confusione. È necessario avere una leadership più forte che ridia credibilità al Paese». L'attacco arriva proprio mentre il premier Berlusconi sta riferendo alla Camera sulla situazione d'emergenza economica del Paese. Sergio Marchionne è in Michigan al Car, il Center for Automotive Research, l'appuntamento annuale dell'industria automobilistica americana. L'amministratore delegato della Fiat non si limita a parlare dei risultati ottenuti dal matrimonio tra Fiat e Chrysler ma interviene sulle questioni italiane. Ed è un fiume in piena. Prima lancia un messaggio al sindacato che tante volte ha intralciato i piani della Fiat. E lo fa elogiando Bob King, il presidente del Uaw, il maggiore sindacato metalmeccanico Usa, che «lavora insieme all'azienda per migliorare la qualità del prodotto e aumentare le vendite». In Italia invice «ci sono sette sindacati e nessuno di loro è realmente rappresentativo». Quindi annuncia che già ad autunno tornerà sulla questione della fuoriuscita dalla Confindustria: «Aspetto solo la decisione del Tribunale di Torino per tornare alla carica. Fiat ha bisogno della certezza del diritto, non possiamo vivere nell'incertezza». Poi picchia duro sulla politica. Sottolinea che c'è «un grande problema di credibilità del Paese», che «non si sa mai con chi parlare». Per questo il nodo centrale da sciogliere è quello di «una leadership in grado di recuperare la coesione». Quindi plaude alle uscite, anche polemiche, di queste ultime settimane del presidente Napolitano. «Sono d'accordo con il Capo dello Stato. Ovviamente non tocca a me fare nomi, non è il mio mestiere. Ma il mondo non capisce la nostra confusione, non capisce cosa accade in Italia e tutto ciò ci danneggia moltissimo». E va oltre. L'attacco diventa circostanziato. Nel mirino del supermanager quei parlamentari sottoposti ad indagine della magistratura. «C'è chi ha compiuto anche scorrettezze nella sua vita quotidiana. In altri Paesi sarebbe stato costretto a dimettersi immediatamente. Invece da noi non succede nulla». Qual è la sua ricetta? «Serve una leadership impegnata nel fare, nel risolvere i problemi in modo credibile. Poi la gente non è fessa, farà la sua parte e la seguirà...» Mostra la maglietta «Imported in Detroit» con la quale ha risvegliato l'orgoglio di una nazione e dice che non vede l'ora di fare la stessa cosa anche in Italia. «Con una nuova situazione, ci metto due ore a fare una maglietta dello stesso tipo». Parla anche dei suoi progetti personali e annuncia che potrebbe «ritirarsi attorno al 2015 o al 2016» precisando che il suo successore sarà scelto all'interno, «tra uno dei 22 membri» del nuovo gruppo dirigente. Subito dopo il suo portavoce Gualberto Ranieri, ha corretto il tiro precisando che quella sull'addio è stata solo una battuta ma soprattutto che Marchionne «non ha voluto fare alcun riferimento a Berlusconi o ad altri rappresentanti del governo». Il manager ha anche parlato del futuro di Fiat-Chrysler, «partner perfetti per integrarsi» e «non c'è spazio per i nazionalismi».

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