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Gli onorevoli ci ripensano e si accorciano le ferie

Gianfranco Fini

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Alla fine i deputati e i senatori ci hanno ripensato e hanno rinunciato a una settimana di ferie. Invece di tornare in Aula il 12 settembre, gli onorevoli si siedereanno a Montecitorio il 6 mentre il giorno dopo sarà la volta dei colleghi a Palazzo Madama. Le Commissioni, invece, si riuniranno già il 28 agosto. Ci sono volute proteste e messaggi sul web per far tornare indietro i parlamentari che avevano «scaricato» la colpa delle lunghe ferie sul pellegrinaggio che terrà impegnati dal 3 al 9 settembre 170 tra deputati e senatori. Già ieri il presidente della Camera Gianfranco Fini aveva rivolto un appello ai capigruppo per evitare una vacanza di oltre un mese, anche dopo la richiesta formale del Pd. Oggi il dietrofront, che però non ferma le polemiche. Dal canto suo Fini, nella riunione con i capigruppo, avrebbe sottolineato che «quando si commette un errore è sempre meglio tornare sui propri passi che perseverare». Soddisfatto l'ex segretario del Pd Dario Franceschini: «Già ieri mattina avevamo proposto l'anticipo dei lavori dell'Aula, oggi con un giorno di ritardo si arriva positivamente a quella decisione che è un minimo, minimo segnale che la politica deve dare». Il pellegrinaggio in Terra Santa «non ha mai condizionato i lavori della Camera» precisa il vicepresidente dei deputati del Pdl, Massimo Corsaro. «Per tradizione - aggiunge - i lavori dell'Aula cominciano la seconda settimana di settembre e un gruppo di deputati in modo spontaneo ha deciso di inserire questo evento la prima settimana di settembre nella piena consapevolezza che non avrebbe avuto conflittualità con i lavori della Camera». Contento l'esponente di Fli, Benedetto Della Vedova: «La decisione opportuna assunta oggi dalla capigruppo ricalca la nostra proposta di ieri che prescindeva da qualsiasi polemica scoppiata successivamente. Nella circostanza che vede il Paese in difficoltà, era opportuno che la Camera tornasse al lavoro con una settimana di anticipo». Netto anche Francesco Barbato (Idv): «Se i mercati economici e finanziari non vanno in vacanza, perché i parlamentari si permettono il lusso di circa un mese di ferie? Come può la politica abbassare la guardia proprio in un momento così delicato per l'Italia? La casta dimostra ancora una volta di tenere più all'abbronzatura e ai giri in yacht che al futuro dei cittadini. I parlamentari - ha aggiunto - si assumano la responsabilità di guida del Paese». Ma la riduzione delle ferie non ferma le proteste su facebook, blog e siti di informazione. A battere la grancassa è, su Fb, il gruppo «I segreti della casta di Montecitorio», nato da una costola di quello ormai celebre di Spider Truman. «Invece di andare in pellegrinaggio nella Terra Santa, gli onorevoli deputati potrebbero andare per risparmiare a San Pietro a Roma. Anzi, a San Vittore a Milano», è il testo di un commentatissimo post. Il tono è inequivocabile, secco l'intervento di Luigi: «Indignati palestinesi, aiutateci voi». Non va meglio per i parlamentari sul gruppo di Informazione libera (oltre 600 mila amici), che dalla prima ora sta cavalcando la polemica. Scrive in modo lapidario Nicola: «Schifosi». Duilio, invece, ricorda: «Il presidente Napolitano si riduce l'appannaggio e i parlamentari fanno orecchie da mercante. Che signorilità, che disinteresse questi onorevoli» (anche se non è così visto che le indennità di deputati e senatori sono bloccate dal 2008, ndr). Critiche arrivano anche per il Pd. Sulla pagina Fb del partito Benito sostiene che il «taglio» delle ferie «è un risultato misero, è un pessimo esempio». Olga scrive: «Se ci fosse un pellegrinaggio temo che chiuderebbero le porte della Terra santa». E, schietta, Orietta «posta»: «Il pellegrinaggio dovremmo farlo noi, per farli rimanere laggiù». Lo stesso Franceschini, che nella sua pagina personale ha pubblicato la notizia della riduzione delle vacanze dopo le proteste del Pd alla Camera, viene bersagliato: «Mi sembra il minimo», sostiene Francesco cui lo stesso esponente del Pd risponde «davvero il minimo». Enrico parla di «piccolo contentino» e Massimo sottolinea polemicamente: «Io le ferie da cococo le posso fare quando voglio, tanto manco me le pagano». Diversi i commenti anche sul sito Corriere.it, che pubblica la notizia dell'anticipo della riapertura del Parlamento a settembre: «Non sarebbe meglio parlare di piccolo ritocco? Cinque giorni in meno di ferie sono soltanto un fumogeno sparato in tribuna per confondere i tifosi», scrive Olmo47. Gli fa eco, tra i tanti, Bandiera: «Si sono ridotti le ferie di 5 giorni! E questi pretenderebbero della credibilità! Non ho parole per descrivere cosa provo nei confronti di questi inetti!».

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