L'Onu non osa condannare la Siria
Proseguono le violenze in Siria, dove altre tre persone sono state uccise e dove ieri sera i soldati hanno aperto il fuoco contro i dimostranti anti-Assad dopo la preghiera serale del Ramadan, mentre il Consiglio di sicurezza dell'Onu, riunito per la seconda volta in due giorni, sembra ancora lontano dall'adozione di una risoluzione. Anche la terza riunione è stata sospesa. L'Italia, invece, accelera, e richiama il proprio ambasciatore. Il nuovo testo proposto all'Onu ieri dai Paesi europei ha raccolto il no di Russia e India. Già nel pomeriggio, Sergei Verchinine, capo del dipartimento per il Medio Oriente e l'Africa del Nord del ministero degli Esteri russo, aveva invitato la comunità internazionale a non ripetere lo scenario della Libia, evitando una risoluzione flessibile che «non aiuta a trovare una soluzione e complica la situazione sul terreno». E mentre un gruppo di dissidenti siriani ha recapitato a Washington un appello indirizzato al presidente Barack Obama perché faccia pressioni su Assad per lasciare «immediatamente» il potere, il segretario generale delle Nazioni unite, Ban Ki-moon ha dichiarato che Assad «ormai ha perso ogni umanità». Di quanto sta avvenendo nel Paese, ha proseguito Ban ki-moon, dovrà rispondere «davanti al diritto internazionale». Diverse novità sul fronte europeo. Bruxelles ha votato nuove sanzioni contro Damasco che colpiranno cinque uomini forti del regime, compreso lo zio di Assad, e il ministero degli Esteri italiano ha annunciato di voler richiamare l'ambasciatore Achille Amerio, invitando gli altri Paesi Ue a fare la stessa cosa. Ma il capo della diplomazia europea, Catherine Ashton, ha risposto che per il momento «il capo della delegazione dell'Ue resterà a Damasco a sorvegliare la situazione». Intanto in Siria proseguono le violenze. Secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani, altri tre civili sono stati uccisi ad Hama, nel centro del Paese, dove il palazzo di giustizia è stato assaltato e diversi uffici pubblici dati alle fiamme. E ieri sera dopo la preghiera del Ramdan i soldati hanno lanciato un'altra offensiva contro i dimostranti, bersaglio degli spari delle forze di sicurezza siriane nel quartiere periferico di Muadhamiya, nell'ovest di Damasco, nella città nord-occidentale di Hasaka e nella città portuale di Latakia.