Ecco le spese pazze del Senato
Proprio nel giorno in cui il Senato ha approvato a larghissima maggioranza, con il voto contrario dell’Idv, il bilancio interno di palazzo Madama che prevede la riduzione dell spesa dell’1,5% al 2012, del 3,5% al 2013 e del 6% al 2014 rispetto ai livelli del 2010, pubblichiamo una lettera spedita in redazione dal senatore ex leghista, ora iscritto al gruppo Misto, Alberto Filippi. Uno sfogo nel quale il parlamentare spiega le ragioni che lo hanno portato a non presentarsi in Aula al momento del voto e un’accusa esplicita rivolta a chi doveva provvedere a tagliare gli sprechi del Palazzo e invece non lo ha fatto. DI ALBERTO FILIPPI Nel 2008, appena quarantenne, ancora giovane quindi, eletto da poche settimane nelle fila dei vecchi senatori, nel pieno dell’inesperienza e con ancora gli occhi dell’imprenditore e non del sapiente politico, poco prima di votare il bilancio del Senato butto gli occhi sui numeri del provvedimento e leggo qualche spesa. Non dovevo farlo. Certi errori poi si pagano; ma è stato un errore di gioventù. Solo una distrazione quella di andare a leggere tra le righe del bilancio che i «fenomeni della politica» avevano affittato un’ape car per trasportare i libri della biblioteca per ... 6.000 euro! Tra me e me ho detto: «ma ... Sono scemi?» Con un po’ di euro in più se la compravano nuova, l’avrebbero potuta usare e poi rivendere, o usarla e poi tenerla per altre volte ma almeno sarebbe stata loro! Alla fine non ce l’ho fatta e, al momento del voto, mi sono astenuto. Apriti cielo! Il capogruppo del mio ex movimento, la Lega Nord, Federico Bricolo mi ha subito convocato. Ho provato ad entrare nel merito ma non c’è merito: «Fai quello che dico io!». E allora si capisce che forse bisogna fare così e lo si fa perché le regole del gioco ti circondano e ti soffocano in fretta, e senza accorgertene ne vai a far parte. Già ma io sono un rompipalle! E allora, votavo ma rompevo, votavo ma protestavo, e oggi che non ho più chi può impormi come schiacciare il tastino che sposta il voto elettronico decido di non gettare velocemente l’occhio sui numeri ma di incollarlo bene bene a questo bilancio. E che ti trovo? Ti trovo che tra servizio calore (circa 3.000.000 euro) gas (800.000 euro) ed energia elettrica (1.500.000) si arriva ad un totale di 5.300.000 di costi energetici. Allora mi chiedo: ma visti i numeri, lo sanno che con un semplice cogeneratore si risparmierebbe almeno 1.500.000 euro all’anno? Poi l’occhio mi scende sui 1.300.000 euro di canoni di telefonia; mi blocco, e rileggo: ma saranno tutti i costi telefonici? No. Sono solo i canoni e i costi dei servizi! Ma se siamo 315 senatori? Ma quanti cavolo di canoni telefonici ci saranno mai? 300.000? (Ah, e poi rifletto e ricordo che noi senatori il telefono ce lo paghiamo quindi é ancora peggio. Che canoni sono?). Inizio ad appassionarmi e come fosse un libro giallo da divorare sotto l’ombrellone proseguo con i numeri e trovo che per «facchinaggio e traslochi» si spende 1.505.000 euro. E penso che c’è un trasferimento in atto. Poi noto, basito, che questo accade tutti gli anni. Ma che fanno? Traslocano ogni anno prima da una parte e poi ritornano in quella di partenza per poi ritraslocare in quella dalla quale traslocheranno l’anno dopo? Il libro giallo si trasforma velocemente in un horror ma decido di tenere gli occhi aperti; 340.000 euro in vestiario di servizio e questo ogni anno e già qui uno si domanda se non costerebbe meno farsi fare l’abito dei dipendenti da Armani? Ma non è finita qui. Ciò mi lascia fritto, immobile, congelato è il costo per le posate: 40.000 euro all’anno in posate! Ma perché ogni anno? A casa mia non è così, forse sarò fuori moda, ma la tradizione di cambiare le posate continuamente era in voga alla corte di Francia ai tempi del Re Sole e ne sono passati di anni. È passata perfino la ghigliottina! A casa mia le posate, magari te le regalano nella lista nozze, ma poi ti durano una vita! Poi ci sono 61.000 euro per le auto. Eh non le auto blu da noleggiare ma sono i costi del lavaggio delle auto! Ma quante sono? Io me la pago l’auto come la stragrande maggioranza dei senatori e allora dove cavolo sono tutti questi eserciti di berline col lampeggiante da lavare? Ovviamente ogni anno? Ma quanto sporca è Roma che riduce così le macchine , verrebbe da dire! Poi ci pensi e a dar la colpa a Roma, anche se «padano», questa volta proprio non ci riesco! Continuo la lettura e proseguendo scopro un altro dato interessante: i questori hanno messo a bilancio, ogni anno ovviamente, 425.000 euro in «acquisti e noleggio (e ti pareva) di beni non inventariati» e che quindi... chi li vede? In compenso ogni anno si stampano le tesserine di riconoscimento. Ma quante saranno? Noi senatori siamo sempre i soliti. Ogni tanto qualcuno muore, a volte succede ma, a parte il primo anno di legislatura dove ci sono i nuovi senatori e gli assistenti negli uffici, non si spiega perché si stanzino 50.000 euro all’anno che, moltiplicati per i 5 anni di legislatura si arriva a 250.000 euro! Mi viene voglia di vomitare. Sto perdendo le forze e le pagine di horror si stanno trasformando in qualche cosa di peggiore. Ma mi faccio coraggio e decido di affrontare le voci della manutenzione. Non dovevo farlo! 355.000 euro per fare la manutenzione alla tappezzeria, e mi chiedo se qui siamo all’asilo con eserciti di bambini che si appendono alle tende. Ma non è così eppure i costi decollano e ci sono ovviamente ogni anno! Tenere in manutenzione gli impianti di sicurezza vuol dire spendere 750.000 euro mentre fare la manutenzione per stare belli freschi (per inciso i condizionatori funzionano malissimo!) bastano solamente, si fa per dire, 750.000 euro. E allora penso, ormai tutto sudato dalla confusione che se pagassimo uno che come nell’antico Egitto ti sventola si risparmierebbe di sicuro. Certo la mia è una provocazione ma ho capito che è meglio buttarla in ridere! I numeri continuano. Poco meno di 1 milione di euro per la manutenzione degli impianti elettrici, quasi 300.000 euro per la manutenzione dei video (ovvio comperarli nuovi si spende meno....) 240.000 euro per la manutenzione alla rete informatica, 400.000 euro per gli ascensori (quello degli uffici in piazza San Luigi de’ Francesi si è bloccato 4 volte in un anno). Poi c’è l’antincendio che costa, di manutenzione, 240.000 euro e capisci che questi sono quelli spesi peggio perché se prendesse fuoco tutto forse sarebbe meglio! Quel che è peggio però è che ho girato pagina e sono passato dalle manutenzioni straordinarie. E una cosa di straordinario lo hanno veramente: gli importi. Si ripetono pari pari ogni anno! E quindi alle famose spese ordinarie per le tappezzerie di prima vanno aggiunti 1.125.000 euro di manutenzioni straordinarie in arredi e tappezzerie e poi poco sotto altri 500.000 euro annui ovviamente di acquisto di arredi e tappezzeria! E lo stesso vale per gli impianti di sicurezza di prima ai quali si aggiungono ogni anno manutenzioni straordinarie per 3.540.000 euro, mentre ci vogliono altri 1.610.000 euro per i condizionatori di prima decretando che imitare i faraoni sarebbe sicuramente stato più economico! Arrivo fino ai 625.000 euro da aggiungere alla manutenzione per gli ascensori. Crollo. Non ce la faccio più. E allora alzo bandiera bianca! Chiudo il faldoncino e inizio a fissare il vuoto. Poi torno a fare il maledettissimo imprenditore e mi chiedo: «Ma chi sono sti fenomeni che hanno il fegato di presentare questa schifezza?» E qui la rispostina è facile: sono i tre senatori questori e guarda un po’ uno lo conosco bene. È vicentino come me e della Lega Nord. Meglio non fare nomi però quindi faccio il cognome!!! Si chiama Franco, uno dei vertici del famoso cerchio magico. Avrei voglia di andare a chiedergli qualche cosa ma poi mi blocco perché ricordo che loro sono quelli che decidono anche i tagli della politica, quindi anche il mio stipendio senatoriale; in fodo qualcosina hanno tagliato ma poi mi chiedo: loro tre che tagli si sono fatti? Scopro che i tre questori hanno l’auto blu, hanno un’aggiunta di segretarie pagate, hanno una dotazione speciale da usare a Natale per fare regalini agli amici, hanno ovviamente uno stipendio maggiorato e hanno un appartamento arredato nel cuore di Roma tutto gratis. Rialzo bandiera bianca: avrei voluto astenermi dal votare questo bilancio ma ora proprio non ce la faccio. Mi alzo e per protesta faccio quello che poi ho fatto: ho scritto tutto, di getto, per voi che leggete e disarmato me ne sono tornato a casa: «Se lo votino loro il bilancio del Senato». *Senatore ex Lega ora gruppo Misto