L'inutile tentativo Onu
Il giorno dopo il massacro di Hama che ha fatto più di cento vittime, l'Unione europea annuncia nuove sanzioni contro cinque dirigenti del regime di Damasco e fa appello all'Onu perchè sia presa «una posizione chiara» sulla necessità di porre fine immediatamente alle violenze in Siria. La parola passa ora al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, convocato in seduta straordinaria per discutere della situazione. Ma al Consiglio di Sicurezza il Brasile è disponibile a votare una dichiarazione non vincolante sulla Siria, ma non una risoluzione. Intanto, condanne unanimi delle violenze si sono levate a livello internazionale. Ma la Nato ha escluso comunque un intervento militare. «Non ci sono le condizioni», ha affermato il segretario generale dell'Alleanza Altantica, Anders Fogh Rasmussen. «In Libia noi conduciamo un'operazione basata sul mandato chiaro dell'Onu - ha affermato il numero uno dell'Alleanza atlantica - Noi abbiamo il sostegno dei Paesi della regione. Queste due condizioni non ci sono in Siria. Ma io condanno gli atti di violenza delle forze di sicurezza siriane contro la popolazione. In Siria, come in Libia, e come in tutto il Nordafrica ed il Medio Oriente, bisogna sviluppare la libertà e la democrazia». Una posizione, quest'ultima, condivisa anche dal ministro degli Esteri britannico William Hague. Il reponsabile del Foreign Office ha ipotizzato per la prima volta che un intervento militare per fermare la sanguinosa repressione in Siria non sia «una remota possibilità». Hague ha precisato che servirebbe, come con la risoluzione 1973 sulla Libia, il via libera dell'Onu. L'Alto rappresentante per Politica estera e di sicurezza dell'Ue, Catherine Ashton, ha reso noto il via libera alla quarta tranche di sanzioni, che prevede il congelamento dei beni e dei visti nei confronti di altre cinque personalità siriane i cui nomi saranno pubblicati oggi sulla Gazzetta Ufficiale dell'Ue. Con loro, la black list che comprende già anche lo stesso presidente siriano Bashar al-Assad e suo fratello minore, salirà a 35 persone. L'Unione europea, ha avvertito Ashton, continuerà a monitorare la situazione da vicino ed è pronta «a prendere ulteriori misure restrittive, qualora la leadership siriana non desista dal percorso intrapreso», quello della repressione. Ashton ha ricordato l'impegno preso da tutti i ministri Ue degli Esteri nel Consiglio del 18 luglio scorso. Fino a quando Damasco non avesse fermato «la violenza inaccettabile contro i civili e non avesse fatto progressi decisivi verso il rispetto delle legittime aspirazioni del popolo siriano», l'Ue avrebbe continuato la sua politica, compresa l'applicazione delle sanzioni nei confronti dei responsabili delle violenze. Purtroppo, ha osservato la rappresentante Ue, «da allora c'è stata un'escalation di arresti di massa, di violenze e di uccisioni di civili, come testimoniato anche dagli attacchi ad Hama e in altre città siriane durante il fine settimana». «Questo dimostra - ha rilevato ancora Ashton - una mancanza di volontà da parte della leadership siriana di attuare le riforme promesse in risposta alle richieste del popolo siriano». Sulla situazione in Siria il governo italiano terrà oggi mattina un'informativa alla Camera. Il presidente turco, Abdullah Gul, si è detto «inorridito» per l'uso di armi pesanti in Siria per soffocare le manifestazioni ostili al regime di Bashar Assad, ad Hama. E anche da Mosca arriva un apello rivolta a Damasco per fermare la violenta repressione.