Capitali volanti come cavallette
Non mi stanco mai di scrivere che è l’economia che fa l’economia e, aggiungo, è la finanza che fa la finanza. Stati e banche centrali hanno poteri limitati, i mercati finanziari sono liberi e ingovernabili, si muovono come organismi che hanno vita propria e nessun capo di Stato può staccare la spina a un mondo dove «il denaro non dorme mai». La fine dell’ordine di Yalta, il declino dell’era americana, il tramonto dell’euroforia, l’ascesa di Pechino e la globalizzazione in tempo reale sono i veri temi dell’agenda contemporanea. In mezzo a questa tempesta, il governo italiano cerca di difendere il nostro debito sovrano, il risparmio, le banche e la stabilità economica. Uno dei più grandi imprenditori del Paese ieri mi diceva: «Ai nostri tempi sapevamo che cosa era bene e male. Oggi decidiamo di svoltare a destra, non succede niente. Proviamo a svoltare a sinistra, non succede niente. Solo che la macchina non si può spegnere e sta andando contro un muro». Sono i frutti della teologia di Maastricht, è il vero volto del totem dell’euro senza politica. Berlusconi oggi parlerà alle Camere. Se la Borsa andrà su non avrà meriti. Se andrà giù non avrà colpe. Non siamo di fronte a una crisi del credito ma dell’insolvenza, è l’era dei titoli tossici e dei derivati, un castello di carta dieci volte più grande della ricchezza mondiale: 63 trilioni di dollari di Pil contro 615 trilioni di dollari di derivati in giro per il mondo. Flying capitals, capitali volanti. Somigliano maledettamente alle cavallette e nessuno ha il coraggio di usare l’insetticida.