Berlusconi in Aula "Uniti per la crescita"
Invito alla coesione. Elogio di quella parte dell'opposizione che si è resa conto che il momento è delicato ed è pronta a condividere scelte difficili. Serve un patto per la crescita e se si realizza tutti assieme è più probabile uscire dalla crisi. E poi l'annuncio: Silvio Berlusconi è pronto anche a rinunciare alle ferie e comunque, anche dalla Sardegna, sarà operativo. Il tutto condito con toni al limite del drammatico: siamo sotto attacco, andiamo alla guerra contro gli speculatori. Il senso del discorso che il premier oggi pomeriggio pronuncerà in Parlamento (prima Camera e poi Senato) è già stato messo nero su bianco. Come pure è già stata preparata tutta la parte nella quale il Cavaliere ricorderà i provvedimenti varati, le iniziative che già ha preso il governo a cominciare dal decreto di stabilizzazione delle banche nell'ormai lontano 2008. Insomma, tutto preparato. Anzi, preparatorio. Propedeutico a quel che verrà. Probabilmente un intervento legislativo. Pesante, duro. Ancora più duro di quello che ci si attende. Berlusconi lo potrebbe annunciare oggi. O farlo capire. Potrebbe essere varato nel caso in cui la situazione dovesse precipitare. Anche a ferragosto. Di cosa si tratta? E qui bisogna affidarsi alle indiscrezioni perché non solo regna il più stretto riserbo ma anche una inquietante confusione. Ieri pomeriggio si parlava anche di un decreto per costituire una commisione bipartisan che si prenda tre mesi di tempo e presenti un piano per tagliare di 100 miliardi la spesa pubblica in cinque anni. Un'iniziativa che sconfessa in larga parte i tavoli istituiti dal ministro dell'Economia sulla riforma fiscale: uno era proprio dedicato al taglio della spesa pubblica; furono individuati undici criteri per tagliare la spesa. Giulio Tremonti, seppur tramortito dalle inchieste che lo lambiscono e ne stanno minando la credibilità (la domanda che si fanno in tanti è semplice: è più un danno che vada via o che resti così azzoppato?), non è ancora fuori uso. Sentita la puzza di bruciato ha fatto sapere al Cavaliere che si sarebbe presentato al vertice serale con una sua proposta. In verità ha parlato di un suo disegno di legge. Che ormai ha sempre meno possibilità di andare in porto. Nei suoi confronti regna il pregiudizio persino da parte dei suoi colleghi ministri. Il più accanito contro di lui è Paolo Romani, che ha preso il comando delle operazioni economiche e sogna di sistemare a via XX settembre Maurizio Sacconi. Di contraltare la Lega ha fatto circolare la voce che non si sarebbe presentata in Aula, o almeno che i maroniani non si sarebbero fatti vedere. Sortita che in serata il ministro dell'Interno ha bollato con un francesismo: «È una stronzata». E ci ha tenuto a ribadire che oggi in Aula lui si andrà a sedere accanto al presidente del Consiglio. Al punto che ieri sera ha bussato al portone di palazzo Grazioli assieme a Roberto Calderoli. Dietro le quinte il governo è diviso (oggi Tremonti non ci sarà perché vola all'Eurogruppo a incontrare il presidente il presidente Jean-Claude Juncker), ma si presenterà nel pomeriggio più unico che mai. Perché, ha più volte spiegato Berlusconi a esponenti del Pdl che ci hanno parlato anche ieri, a questo esecutivi non c'è alternativa. Certo, in Parlamento c'è chi lavora per un governo tecnico. Ma non ci sono possibilità di riuscirci, insiste il premier. Non a caso Berlusconi pensa a puntellare ancora di più il governo e la maggioranza e oggi, visto che è convocato anche un Consiglio dei ministri, potrebbe anche nominare il sottosegretario all'Interno nel posto lasciato libero da Nitto Palma. Tre in corsa: Francesco Pionati, Giuseppe Galati, Paola Pelino.