Tremonti "spiato", la Procura esplora
Un fascicolo «esplorativo» su Giulio Tremonti arriverà probabilmente già stasera sul tavolo del procuratore aggiunto di Roma Pietro Saviotti. All'alto magistrato, che si occupa dei reati contro le personalità dello Stato, spetta il compito di far luce sulla sensazione, in più occasioni espressa dal ministro dell'Economia, di essere «spiato, controllato, pedinato» in caserma. Si tratterà verosimilmente di un «modello 45», che non prevede indagati né ipotesi di reato, e conterrà inizialmente gli articoli di stampa nei quali sono stati riportate le parole del titolare di via XX settembre. Tra le attività istruttorie potrebbero essere disposte tra l'altro le audizioni rese dallo stesso ministro alla procura di Napoli (titolare dell'inchiesta sulla P4) e quelle degli uomini della sua scorta. I magistrati, insomma, vogliono vederci chiaro. E, in effetti, non sono poche le cose che non tornano. LA CASA A mettere nei guai Giulio Tremonti è un appartamento da 200 metri quadrati che si trova in via Campo Marzio, nel cuore di Roma. Il ministro dell'Economia, come ha spiegato lui stesso, ci ha vissuto dal febbraio 2009 «accettando l'offerta dell'onorevole Marco Milanese» (che lo aveva in affitto dal Pio Sodalizio dei Piceni per otto mila euro al mese, ndr) fino a poche settimane fa. L'AFFITTO Secondo Tommaso Di Lernia, imprenditore al centro dell'inchiesta su Enav (agli arresti domiciliari con l'accusa di corruzione e frode fiscale), l'affitto di via Campo Marzio viene però pagato dall'imprenditore edile Angelo Proietti, titolare di Edil Ars (uno dei principali partners di Sogei) che vuole ingraziarsi Tremonti e far entrare la sua azienda in affari con Enav. Nella memoria difensiva di Milanese, però, nella quale il deputato Pdl accusato di associazione a delinquere, corruzione e rivelazione del segreto, spiega alla Commissione per le autorizzazioni a procedere della Camera (che deciderà a settembre sul suo arresto) che è lui stesso a pagare l'affitto, c'è anche scritto che Giulio Tremonti gli corrisponde un canone di 4 mila euro al mese. Il ministro dell'Economia avrebbe dato al suo ex braccio destro mille euro a settimana in contanti. Proietti smentisce sostenendo di esser stato lui a pagare per i primi due anni. In ogni caso il titolare di via XX settembre non dispone di un contratto d'affitto. E, attraverso i contanti, di fatto paga il canone in nero. I PEDINAMENTI Il ministro Tremonti sostiene di aver «accettato l'offerta di Milanese» perché in caserma non si sentiva al sicuro, avendo la sensazione di essere «spiato, controllato...persino pedinato». Il titolare dell'Economia - pur avendo poi ribadito la sua «piena fiducia nelle Fiamme Gialle» - lascia intendere di nutrire dei dubbi sulla Guardia di Finanza, sentendosi vittima «di una guerra tra bande». Perché allora non ne ha parlato ai magistrati di Napoli nelle due volte che è stato sentito? Perché lui che è il ministro delle Finanze non ha aperto un'inchiesta interna? La Guardia di Finanza, per altro, ha fatto sapere che Tremonti ha lasciato la foresteria di via Sicilia a Roma nell'estate del 2004. Ben sette anni fa. Mentre si è trasferito in via Campo Marzio solo nel febbraio 2009. Inoltre il ministro dispone di una scorta di «secondo livello»: i finanzieri che lo proteggono devono essere sempre informati sul luogo in cui alloggia o trascorre la notte. Perché farsi scortare da uomini di cui non si fidava?