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Negli atti versamenti sospetti fino al 2007

Filippo Penati

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Ci sono parecchie ricevute, estratti conto e appunti scritti a mano dall'imprenditore Piero Di Caterina agli atti dell'inchiesta della Procura di Monza su un presunto giro di tangenti sulle ex aree Falck e Marelli e per la gestione del Sitam. Inchiesta che vede tra gli indagati Filippo Penati, ex capo della segreteria politica del leader del Pd Pier Luigi Bersani. «Pizzini» con su scritti importi di denaro, anche piccole cifre, soldi ricevuti e, il più delle volte, somme versate in particolare tra il 2002 e il 2007 a persone come «big Bruno» oppure «Bruno» o ancora «DG». Si tratta di documentazione consegnata agli inquirenti dallo stesso Di Caterina e che va «decriptata» per appurare quale fosse esattamente l'ammontare delle mazzette di cui si ipotizza il versamento a Penati, ai suoi più stretti collaboratori, agli amministratori locali e a «qualche politico più in alto», per dirla con le parole di Giuseppe Pasini, l'altro imprenditore che ha denunciato il «sistema Sesto San Giovanni». Tra le circa 400 pagine depositate la scorsa settimana alle difese dai pm Walter Mapelli e Franca Macchia, oltre al foglio con l'elenco dei «crediti verso Penati/Vimercati» dove spunta quel miliardo che sarebbe stato versato in una sola volta, ce ne sono molti altri catalogati come «ricevute». Si tratta di oltre 30 ricevute simili a quelle che vengono rilasciate durante le vendite per beneficienza con cifre che vanno dai 2.500 ai 7.500 euro con scritto date e nomi come «Di Caterina», «DG», «Giulia per DG». Datato 31 gennaio 2007, poi, un foglio che riporta la parole «presidente» con sotto probabilmente versamenti di 5 mila euro alla volta per un totale di 45 mila euro avvenuti tra il 17 febbraio 2005 al 18 gennaio dell'anno successivo. E ancora fogli con appunti scritti a mano con altri conti: da un milione a una tale Antonella ai 25 milioni di lire a «V/P» e poi «vers da V/P 36» a 10 milioni di lire «x Bruno», 6 milioni «x Big Bruno», risalenti evidentemente agli anni in cui non era ancora entrato in vigore l'euro. Insomma c'è una sorta di contabilità soprattutto di quei «prestiti in cambio di favori» che come ha denunciato lo stesso Di Caterina avrebbe versato come «anticipi», in particolare a Penati, e di cui ha chiesto la restituzione, e su cui inquirenti e investigatori stanno facendo luce. «Tutte calunnie», continua a ribadire il diretto interessato. Anche se la sua situazione diventa sempre più difficile da gestire per il Pd. «Se Penati ha sbagliato, pagherà. Sarà un giudice a dire se è colpevole, anche se ora va sottolineato che lui viene accusato da un suo avversario politico. Questa è la linea del Pd» ha ribadito ieri il vicecapogruppo democratico al Senato Luigi Zanda, ormai consapevole che il partito rischie di essere travolto dalla «questione morale».  

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