Zapatero getta la spugna. Elezioni anticipate
I «rumors» erano diventanti assordanti da qualche settimana ed era inevitabile che la notizia arrivasse: la Spagna va a elezioni anticipate di quattro mesi, il 20 novembre invece che nel marzo 2012. Lo ha annunciato lo stesso premier, Jose Luis Zapatero, nell'ultima conferenza stampa prima della chiusura estiva delle istituzioni in cui ha spiegato che il governo scioglierà il Parlamento il 26 settembre. Così facendo il leader socialista ha gettato la spugna, stretto alle corde e ormai bloccato sulle gambe, oltre che nelle idee. «Credo sia arrivato il momento di annunciare elezioni generali, che saranno il 20 novembre», ha affermato Zapatero spiegando che la decisione è motivata dalla necessità di perseguire la stabilità del Paese. Due le ragioni della scelta, ha detto ufficialmente Zapatero: da una parte accelerare la firma su alcuni importanti decreti di riforma che verranno resi noti nella prossima riunione di Consiglio il 19 agosto; dall'altra dare la possibilità al suo successore «di prendere le redini del Paese subito, a partire dal primo gennaio». Insomma, un'uscita di scena alla Libro Cuore, ma in politica Edmomndo de Amicis non avrebbe rischiato di dedicare nemmeno un piccolo quadro, una «gouache» della sua grande umanità. Infatti, è più probabile che la scelta sarebbe stata dettata da un mero calcolo politico. Non a caso, proprio ieri mattina ottimi dati dell'occupazione hanno migliorato il difficile scenario economico e il giorno prima il Ministero dell'Economia aveva annunciato un riduzione del 19% del deficit di bilancio: di fatto, le basi di un recupero economico del quale il premier ha deciso di approfittare per portare acqua al mulino dei socialisti. E passare il testimone a un uomo di staffetta: così, a presentarsi a novembre non sarà più lui (ha già annunciato che lascerà il timone del governo) bensì l'ex ministro della Giustizia Alfredo Perez Rubalcaba: se la vedrà col candidato dell'opposizione Mariano Rajoy, dato per vincente. Infatti, nei sondaggi i socialisti sono al momento dieci punti indietro rispetto ai Popolari, ma Rubalcaba, figura politica molto rispettata in Spagna, potrebbe ridurre ancora lo scarto: e in questo il tempo, insieme alla ripresa dell'economia, non può che giocare a favore dei socialisti. Poi, dopo le elezioni, toccherà al nuovo esecutivo prendere le redini del Paese. Già dal «primo gennaio il nuovo governo potrà lavorare al recupero dell'economia e alla riduzione del deficit», ha aggiunto Zapatero, che ha fissato il voto proprio nell'anniversario della morte di Francisco Franco, spirato il 20 novembre del 1975. La coincidenza, tuttavia, non è stata voluta. «È una data come un'altra», ha tagliato corto l'ormai ex leader del Partito socialista (Psoe). Nonostante una riduzione del deficit di bilancio del 19%, la Spagna continua a navigare in acque agitate. Oggi Moody's ha minacciato di declassare il rating del debito sovrano del Paese, attualmente a «Aa2», mentre l'inflazione corre al 3,1% e il tasso di disoccupazione, nonostante un lieve miglioramento nel secondo trimestre, resta al 20,89%, con picchi altissimi tra i più giovani. Gli stessi che nei mesi scorsi hanno invaso pacificamente le piazze delle maggiori città iberiche, protestando contro la cattiva gestione del governo e dando vita all'onda degli «indignados», sempre viva. Probabilmente è stata proprio la rabbia dei giovani a provocare l'addio anticipato di Zapatero, eletto per la prima volta nel 2004 e rieletto nel 2008, protagonista di un cammino progressista che ha portato la Spagna al top dei Paesi europei, tra prosperità economica e avanguardia sociale. Poi, crisi e austerity hanno smontato il castello socialista di «Zp», nomignolo affibbiato al 51enne premier. Che alle prossime elezioni non si candiderà neppure da parlamentare per ritirarsi a Leon, sua città natale.