Soldi, richieste e ricatti. Così Penati travolge il Pd
Filippo Penati è passato al contrattacco e prima di andare in vacanza ha denunciato i due imprenditori Giuseppe Pasini e Piero di Caterina che lo hanno inguaiato: «Mi infangano per coprire i loro guai giudiziari», «perché non hanno parlato prima?», «siamo alle tangenti con l'elastico», è la linea di difesa del vicepresidente del consiglio regionale lombardo. Eppure leggendo i verbali, quelle fornite ai magistrati di Monza dai due accusatori non sembrano dichiarazioni generiche ma riscontri precisi. Tanto che insieme al solito Di Pietro anche qualcuno del Pd chiede una maggiore chiarezza. I PULLMAN Intanto i documenti continuano a uscire e i dettagli aumentano: «l'Espresso» ha pubblicato il testo di una lettera di Di Caterina, sequestrata dalla Guardia di finanza, nella quale viene chiesta la restituzione delle «notevoli dazioni di denaro a Penati dal 1999». Mentre «Il Fatto Quotidiano», ha tirato in ballo la fondazione Fare Metropoli, creata a Milano da Penati per eventi politico-culturali e sulla quale sarebbero invece transitati soldi per la sua campagna elettorale del 2009. Lo stesso Di Caterina, titolare dell'azienda di trasporti Caronte srl mette anche a disposizione alcuni pullman per il tour elettorale. Anche quando Walter Veltroni, nella sfida del 2008 contro Silvio Berlusconi, decide di girare in bus l'Italia sale su mezzi della Caronte. I CAFFE' SALATI E poi ci sono quei caffè un po' «salati», di cui ha raccontato al pm il costruttore Pasini nell'accusare un esponente storico delle giunte di sinistra di Sesto San Giovanni, l'assessore al Bilancio-Commercio-Edilizia privata Pasqualino Di Leva, che si è già dimesso dopo essere stato indagato. Pasini, che è anche consigliere comunale di centrodestra, ha spiegato: «Fino a due anni fa ho pagato tranche tra i 20 mila e i 50 mila euro per un totale che si aggira sulle centinaia di migliaia di euro. Come funzionava il meccanismo? Quando veniva rilasciata una licenza, Di Leva mi chiamava e mi diceva che qualche atto a me favorevole era stato approvato, e mi invitava ad andare a bere un caffè. Io capivo che avrei dovuto portare qualcosa e preparavo in una busta dei contanti che consegnavo in Comune. Decidevo io l'importo in base alle mie disponibilità. Per quanto riguarda l'ex sindaco Filippo Penati, Pasini per l'area Falck quantifica la tangenti («erano per il partito, a livello nazionale») in somme ben più elevate, come i 4 miliardi di lire all'estero in contanti nel 2001 al «collettore di Penati» Piero Di Caterina. In uno dei verbali si legge anche che nel 2005, periodo dell'acquisizione dell'area Falck da parte del gruppo Zunino, l'assessore Di Leva, tramite Di Caterina, chiese al «re delle bonifiche» Giuseppe Grossi 1,5 milioni per «darsi da fare per far ottenere» alla holding allora guidata dall'immobiliarista piemontese «il raddoppio delle metrature» dei terreni. Il 16 febbraio Di Caterina sempre a proposito di Di Leva, dice di aver «assistito», nel 2006, al «pagamento diretto» di una Toyota all'assessore sestese. L'AUTOSTRADA Penati e Di Caterina, insieme al top manager Bruno Binasco della holding di Marcellino Gavio, sono indagati anche in relazione a 2 milioni di euro che Binasco nel 2008 versò come caparra a Di Caterina per l'acquisto di un immobile di cui però poi lasciò scadere l'opzione valida fino alla fine del 2010: per l'accusa sarebbe stata la «maschera» di un finanziamento illecito al partito di Penati. Per questo si sono riaccesi i riflettori sul 2005, quando la Provincia di Milano presieduta da Penati acquisì dal gruppo Gavio il 15% della società autostradale «Milano Serravalle» al prezzo di 8,9 euro per ciascuna azione che Gavio aveva comprato a 2,9. L'operazione da 238 milioni, censurata nel 2010 come «priva di qualsiasi utilità» dalla Corte dei conti, già all'epoca fu criticata da politici come l'ex sindaco Pdl Albertini. Al tempo la perizia affidata a due docenti universitari sulla congruità o meno del prezzo rilevò gli 8,9 euro erano fuori mercato rispetto a un minimo di 4,91 euro e un massimo di 7,52. Ma ritenne che il prezzo potesse invece apparire «ragionevole» e «congruo» e frutto di «condizioni economicamente sostenibili». La Procura di Milano si orientò a una richiesta di archiviazione che però non è ancora stata avanzata. È QUI LA FESTA Da ieri è iniziata inizia la campagna affissioni per la Festa Democratica che si terrà a Milano, nel quartiere di Lampugnano, dal 1 al 19 settembre. Protagonisti mille volontari provenienti dai Circoli della città e della provincia. «Questa è la loro festa ed è, quest'anno più che mai, la festa del partito che si apre alla città. Saranno presenti, tra gli altri, il segretario Pier Luigi Bersani, Rosy Bindi, Enrico Letta e molti esponenti delle parti sociali», ha annunciato con entusiasmo il segretario del Pd Milanese. Dando un'altra notizia: «L'ultima settimana la Festa milanese si allarga e si trasforma in Festa nazionale per ospitare un approfondimento sui temi della giustizia e della legalità». Temi di stringente attualità, in casa dei compagni di Bersani.