Sì al "processo lungo". La Sinistra si scatena
In Aula al Senato in rappresentanza del governo c'è un nuovo Guardasigilli (Francesco Nitto Palma è alla sua prima apparizione pubblica), ma la musica non cambia. Lo scontro tra maggioranza e opposizione sulla giustizia continua. La 48esima fiducia che Palazzo Chigi porta a casa (con 160 sì e 139 no) dall'inizio della legislatura riguarda il cosiddetto "processo lungo". Il disegno di legge approvato ieri, che adesso passa alla Camera per il benestare definitivo, prevede tra le altre cose la possibilità per la difesa di presentare lunghe liste di testimoni e per l'opposizione si tratta «dell'ennesima legge ad personam», tirata fuori dal governo per tutelare il Cav dai processi Mills e Ruby e farli arrivare alla prescrizione. Siete «ladri di giustizia», attaccano i senatori Idv. Durissimo l'intervento di Anna Finocchiaro, presidente del Pd a Palazzo Madama, che attacca direttamente il Cav: «All'assenza dall'approvazione della manovra qui al Senato si rispose dicendo che il presidente Berlusconi era scivolato su una saponetta. Mi chiedo se stamattina, vista la sua assenza, si sia strozzato con il dentifricio», ironizza. Poi a chi nella maggioranza si appresta a votare la fiducia dice: «Credo che quando sfilerete sotto quel banco per dire il vostro sì, sentirete sul collo il piede del padrone, dentro di voi qualcosa ribollirà. Questo sarebbe il tempo dei "liberi e forti"», aggiunge. La replica di Maurizio Gasparri, capogruppo Pdl, è altrettanto dura: «Non accettiamo lezioni di moralità da chi non ha titolo per impartirne. Se un regime c'è lo si vada a cercare a Sesto San Giovanni dove di padre in figlio i sindaci alimentano un sistema di illegalità che riguarda la vostra storia - dice riferendosi alla vicenda Penati - Se cercate il regime guardatevi allo specchio e lo troverete nel vostro passato e nel vostro presente», conclude. Il ddl intanto va. Solo che appena uscito da Palazzo Madama viene subito bocciato dal Csm. «Il provvedimento va nella direzione opposta rispetto all'Europa - spiega il vicepresidente Giuseppe Vietti - Le nostre posizioni sono molto critiche sotto il profilo delle sue ricadute sulla durata dei processi». Le critiche arrivano anche dall'Anm («Inaccettabile, favorisce i criminali») e dal settimanale Famiglia Cristiana («la mafia ringrazia»). Il neo ministro Palma, però, minimizza: «Cè stata tanta discussione mediatica e tante inesattezze - spiega - ma il provvedimento non avrà nessun effetto deflagrante». C'è però chi osserva (come il capogruppo Idv Li Gotti) che, all'interno del ddl, ci sarebbero alcuni aspetti «che andrebbero corretti». Come ad esempio la rivisitazione della norma che disciplina i provvedimenti del giudice in ordine alla prova. Il testo messo a punto dal centrodestra propone che il giudice possa revocare l'ammissione di prove solo se queste risultino contemporaneamente «superflue e manifestamente non pertinenti». E sarebbe proprio quella «e» - al posto di una «o» - a fare la differenza in termini di costituzionalità. In un'altra parte del ddl, poi, commenta l'opposizione, sarebbe stato commesso un errore «davvero grossolano». Si sarebbe prevista l'esclusione dai benefici penitenziari per una serie di reati gravissimi come ad esempio il sequestro a scopo terroristico e di estorsione. E tra questi si sarebbe fatta rientrare anche la «strage» senza vittime. Prevedendo però, anche per questa fattispecie, un'aggravante che nel caso in esame non può esistere: la «morte del sequestrato». Il sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo, racconta Li Gotti nel suo intervento in Aula, si sarebbe accorto giovedì nel tardo pomeriggio delle «sviste» e avrebbe proposto all'opposizione di apportare delle correzioni prima del voto. Ma il governo aveva già posto la fiducia sul ddl e così non si è potuta toccare neanche una virgola. In questo modo, ammette un tecnico della giustizia del Pdl, è quasi certo che, nonostante le corse di questi giorni, il «processo lungo» - dopo esser stato modificato alla Camera - dovrà tornare all'attenzione del Senato perché «così com'è stato scritto, non reggerebbe alcun vaglio di costituzionalità». Come dire, «processo lungo» di nome e di fatto.