"Mai rubato agli italiani e fiducia nella Gdf"
Una telefonata per esprimere «piena fiducia e stima nelle Fiamme Gialle, confermando come il corpo abbia sempre agito nel pieno e rigoroso rispetto delle leggi». Giulio Tremonti in serata è costretto a chiamare il comandante della Guardia di Finanza, generale Nino Di Paolo, per scusarsi. Il ministro dell'Economia l'ha fatta grossa. È andato al contrattacco. Dopo giorni di sporadiche battute, si è difeso dalle critiche che gli vengono rivolte. Ma, come spesso capita, ha messo su una pezza che è peggiore del buco. Una lettera al Corriere della Sera, un colloquio con Repubblica, una comparsata a Uno Mattina: «Io prima di fare il ministro dichiaravo al fisco 5 milioni, 10 miliardi di vecchie lire all'anno. Devo dire che do in beneficenza più di quanto prendo come parlamentare. Non ho bisogno avere illeciti favori, di fregare i soldi agli italiani. Non l'ho mai fatto e vorrei continuare a non farlo. Non ho casa a Roma non me ne frega niente, non faccio vita di salotti», spiega dagli schermi di RaiUno. Sembra tutto tranquillo. Le cose iniziano a complicarsi quando il ministro tenta di chiarire la vicenda della casa romana di via Campo Marzio per la quale il suo ex consigliere Marco Milanese pagava un affitto di 8500 euro al mese, quasi la metà rimborsata dallo stesso titolare dell'Economia. Sulle pagine di Repubblica Tremonti confessa: «È stata una stupidata». In tv aggiunge: «Forse avrei dovuto essere più attento, ma se devi lavorare in questo modo... Gestire il terzo debito ti impegna abbastanza. Ma se ci sono stati illeciti la magistratura procederà. Se ci sono stati appalti commissariamo tutto, abbiamo già commissariato una società e lo rifaremo se serve». Alla domanda se ha intenzione di chiedere scusa, Tremonti risponde: «Scusarsi? Per uno come me è una cosa...(la frase rimane sospesa, ndr). L'unica scusante - riprende - è che ho lavorato un sacco». In serata, però, le scuse arrivano. Già perché spiegando al giornale diretto da Ezio Mauro perché aveva deciso di andare a vivere in un appartamento, Giulio si lascia scappare: «In caserma non ero tranquillo, temevo di essere vittima di scontri tra bande dentro la Finanza». Di qui la telefonata al generale di Paolo. Lo sfogo del ministro ha aperto scenari oscuri. Tremonti spiato? E da chi? Dalle Fiamme Gialle? Anche i magistrati della procura di Napoli, titolari delle inchieste sulla P4 e su Marco Milanese, vogliono vederci chiaro. E non è escluso che possano decidere di sentire nuovamente il ministro. Le sue frasi innescano poi una miccia pericolosa. È il sottosegretario alla Difesa Guido Crosetto che alla Zanzara a spiazzare tutti: «Quello che dice Tremonti, i suoi timori sulla Guardia di Finanza, non è lontano dalla verità: il potere della Gdf è troppo grande, troppo incontrollabile. E mentre dico queste cose anche io non mi sento tranquillo, affatto: è una cosa grave, lo so, ma la dico in diretta perché rimanga, me ne assumo la responsabilità», spiega. Crosetto è un fiume in piena: «Probabilmente - aggiunge - dopo queste parole da domani ci sarà un finanziere che si occuperà anche di me. In questo Paese so che se qualcuno dice qualcosa sulla Gdf rischia di pagarla. Un carabiniere o un poliziotto senza magistrato non può indagare, la Gdf per motivi fiscali invece può fare quello che vuole». «Nella Finanza c'è una gerarchia strana; mentre le forze armate hanno una gerarchia chiara e vanno a dipendere dal ministro della difesa, la Gdf invece non ha gerarchia. A chi risponde?». Il sottosegretario non ha dubbi: «Quello che ha detto Tremonti apre un nuovo scenario. Il ministro dovrebbe andare a riferire in Parlamento». La bomba è esplosa. I vertici delle Fiamme Gialle - c'è da giurarci - non hanno gradito. Giulio chiama e si scusa. Bolla come «inappropriate e del tutto inaccettabili» le dichiarazioni di Crosetto «così come qualsiasi altra illazione sulla condotta e sull'onorabilità della Gdf». Ma la breccia è aperta.