Addio al giornalista Giuseppe D'Avanzo Scrisse le 10 domande al premier
Moltele inchieste che lo hanno visto in prima linea e che, come ricordano ancora sotto shock i colleghi, «hanno fatto la storia del quotidiano». Dal Nigergate alla vicenda Telecom Serbia, al rapimento di Abu Omar. Ma anche il caso delle «dieci domande» rivolte a Silvio Berlusconi, scaturite dalle rivelazioni della redazione di Napoli di Repubblica sulla partecipazione del premier alla festa di compleanno di Noemi Letizia a Casoria, fino al caso delle «escort di Tarantini». Scrisse le 10 domande a Berlusconi in un editoriale del 15 maggio 2009, diventate poi uno spazio fisso delle pagine del giornale di Ezio Mauro. Nell'aprile scorso, fuori dall'aula del Palazzo di Giustizia di Milano, D'Avanzo aveva chiesto a Berlusconi, imputato al processo sul caso Mediaset, perchè non avesse reso dichiarazioni ai giudici invece che alla stampa. «Senta Signor Stalin», lo aveva apostrofato il premier. D'Avanzo era nato a Napoli il 10 dicembre 1953. Laureato in filosofia, aveva cominciato a Repubblica e, dopo una parentesi al Corriere della Sera, nel 2000 era tornato a Repubblica. È stato autore, spesso con i colleghi Attilio Bolzoni e Carlo Bonini, dei principali scoop investigativi nei quali la cronaca nera si è incrociata con la politica, soprattutto estera e militare. Tra i suoi libri, I giorni di Gladio, scritto con Giovanni Maria Bellu; Il capo dei capi. Vita e carriera criminale di Totò Riina, con Attilio Bolzoni, con cui scrisse anche Rostagno: un delitto tra amici, e La giustizia è Cosa Nostra. Con Carlo Bonini fu autore di Il mercato della paura. La guerra al terrorismo islamico nel grande inganno italiano. Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, appresa la notizia dell'improvvisa scomparsa di D'Avanzo, «impegnato con grande passione nel giornalismo d'inchiesta», ha espresso i sentimenti di «partecipazione al cordoglio della famiglia e del mondo dell'informazione«. Unanime il cordoglio dei diversi schieramenti politici. Il presidente del Senato Renato Schifani ne ricorda «la passione, il rigore professionale». Il presidente della Camera Gianfranco Fini cita «le tante inchieste che nel corso degli ultimi decenni hanno avuto il merito di stimolare il dibattito civile e politico nel nostro Paese».