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Adesso Bersani fa la vittima

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Il segretario del Pd Pierluigi Bersani

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Mancava solo la «macchina del fango». Dopo la lettera al Corriere della Sera (che ieri ha pubblicato in prima pagina un editoriale di Antonio Polito dal titolo «Quel che Bersani non ha scritto»). Dopo la lettera al Fatto Quotidiano (che, sempre ieri, è stata pubblicata insieme ad una risposta tutt'altro che soddisfatta del vicedirettore del giornale Marco Travaglio). Dopo aver messo le mani avanti spiegando che anche il Pd non è immune «da sospetti più o meno fondati e da rischi», Pier Luigi Bersani attacca. E siccome il vittimismo non passa mai di moda, tira in ballo la «macchina del fango». «Se sperano di intimorirci - avverte il segretario democratico - si sbagliano di grosso. Le critiche le accettiamo, le aggressioni no, le calunnie no, il fango no. Da oggi iniziano a partire le querele e le richieste di danni. E spero che ci sia la possibilità di farle come class action (il Codacons ha già fatto sapere che si tratta di un'ipotesi non realizzabile ndr), perché concettualmente essendo un partito una proprietà indivisa, se viene paragonato alla 'ndrangheta, in questo c'è un insulto per ciascuno dei suoi componenti. Sto facendo studiare la cosa. A vedere oggi le paginate dei giornali e a guardare i tg c'è da rimanere allibiti». In effetti, vista la situazione dei mercati internazionali con la Borsa che, anche ieri, ha fatto segnare un tranquillizzante -2,81%, c'è da credere che quello della «macchina del fango» sia un problema molto sentito dagli italiani. Giusto quindi intestarsi questa battaglia soprattutto per un partito che ambisce a proporsi come alternativa al centrodestra. Comunque Bersani non ha alcuna intenzione di fare passi indietro. Così loda Filippo Penati («Riconosco la correttezza del passo indietro, mi piacerebbe che anche altri lo facessero, ma rimane anche la presunzione di innocenza»), ammette che è stato un errore portare Alberto Tedesco a Palazzo Madama («ma - sottolinea – all'epoca non avevo nessuna responsabilità») e rilancia: «Il Pd è totalmente estraneo a tutte le vicende di cronaca di cui si parla. Queste vicende turbano, ma non ci faranno chiudere la bocca assolutamente. Non abbiamo differenze genetiche, antropologiche o cromosomiche i partiti possono non essere al riparo ma devono dire al Paese come vogliono comportarsi, noi lo diciamo e lo chiediamo anche agli altri». «Ribadisco - sottolinea - che ci stiamo muovendo su quattro principi. Primo: rispetto assoluto della magistratura. Secondo: tutti i cittadini, onorevoli compresi, sono uguali davanti alla legge. Terzo: chi è investito da una inchiesta faccia un passo indietro per non imbarazzare istituzioni e partito, al netto della presunzione di innocenza. Quarto: i partiti si attrezzino a darsi regole più stringenti di garanzie, trasparenza e controllo. Vorrei capire, però perché dobbiamo essere solo noi a fare queste cose. Perché non lo si chiede a nessun altro? Non credo che siamo noi il problema, a questo punto. Perché altri si stanno comportando all'opposto». Poi, in serata, arriva la notizia. Il Pd querelerà Il Giornale e Libero per gli articoli sulle presunte tangenti per le quali è accusato Penati. Eccola qua la macchina del fango. Nessuna azione, invece, nei confronti di chi in questi giorni ha raccontato, attraverso verbali e atti giudiziari, la vicenda che ruota attorno all'ex presidente della provincia di Milano. Nessun azione nei confronti dei quotidiani che hanno raccontato il caso di Franco Pronzato (ex consulente di Bersani quando questo era ministro). O l'incontro tra Penati e il gruppo Gavio favorito dallo stesso Bersani. O ancora le accuse dell'imprenditore Di Caterina allo stesso Penati e al partito. E allora la domanda nasce spontanea: non è che gli elettori del Pd, che presumibilmente pensano già tutto il male possibile di Libero e Il Giornale, siano un tantino preoccupati da ciò che sta emergendo? A giudicare da alcuni dei commenti postati sul profilo Facebook di Bersani sembrerebbe proprio di sì. Sulla «macchina del fango» Boris è sintetico e spietato: «Più o meno quello che diceva Craxi...» Sulla stessa lunghezza d'onda Massimiliano: «Ok che Il Giornale e Libero, non sono giornali ma spazzatura e credibilità pari a zero. Però il Pd, dimostra come il Pdl di non essere pulito, e le mele marce devono sparire. Non c'è solo fango, purtroppo ma molto letame che va eliminato, altrimenti si perde di credibilità...» E ancora L'Orlando Furioso («Segretario con tutto il rispetto mi sembri un pugile groggy, i pugni che fanno più male sono quelli di Travaglio sul Fatto Quotidiano»); Marcos («Ma perché si scalda tanto? Se esponenti di un partito vengono indagati dalla magistratura, è evidente che esista un battage mediatico, esattamente come si fa con Berlusconi e soci); Francesco («Class Action?? Non a nome mio..!! Con queste mosse diventiamo uguali al Pdl!»). C'è anche chi ricorda i casi di Eros Brega (presidente Pd del consiglio regionale dell'Umbria indagato per peculato e concussione e ancora al suo posto ndr) o di Antonio Papania (condannato nel 2002 per abuso d'ufficio e oggi senatore democratico ndr). Insomma probabilmente c'è qualcosa di più della «macchina del fango».

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