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Renato l'esternatore che sfida le piazze

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RenatoBrunetta non è nuovo a liti con la piazza. Quello che è accaduto a Viterbo è solo l'ultimo atto di una serie di intemperanze e discussioni accese con il pubblico. La più «dura» è stata quella avvenuta a Roma a giugno quando, rivolto ad alcuni precari che lo contestavano sotto il palco con «Buffone, vai a lavorare», gli rifilò un «Siete l'Italia peggiore». Polemiche, attacchi, rimproveri, poi, il giorno dopo il ministro dette la sua versione: «L'Italia peggiore non è quella dei precari tout court, naturalmente, ma quella di quanti irrompono sistematicamente in convegni e dibattiti per interromperne i lavori, insultare i presenti e riprendere la loro bravata con una telecamerina portatile per poi passare subito il video ai giornali amici». Poi però aggiunse un polemico «ridirei tutto e lo rifarei» A maggio, invece, si era «esibito» a Torino. «Sento di avere una superiorità morale, culturale, etica e ideologica nei confronti di questa sinistra che mi fa leggermente schifo» aveva detto dal palco. «In questi tre anni di Governo – aveva aggiunto – è successo di tutto, ma noi abbiamo vinto tutto, anche con un partito composito come il Pdl. Noi abbiamo vinto le politiche, le europee, le regionali, ora ci apprestiamo a vincere le comunali a Napoli, certamente, e Torino. Abbiamo gestito la più grande crisi economica. E questo Paese non ha fatto la fine della Grecia, del Portogallo e della Spagna, che pure ci dava lezioni. Nessuno ha ritirato i propri risparmi dalle banche come in Inghilterra. Il Governo tiene bene la barra ben dritta». «Lorsignori, come io chiamo la sinistra – aveva continuato – hanno cambiato tre segretari e Bersani, anche lui in cambiamento, sarebbe il quarto. Non si sa che cosa vogliono, non hanno proposte costruttive ma soltanto demonizzano e insultano». E a settembre dell'anno scorso, ospite a Cortina, mettendo in contrapposizione «i compagni della sinistra per bene» e «la sinistra per male», usò per questa ultima la frase «vada a morire ammazzata». Nuova performance contro l'opposizione a novembre all'assemblea dei Circoli del Buongoverno a Pistoia. «La mia battaglia per migliorare la pubblica amministrazione ha turbato i sonni di chi vive di rendita, dei poteri forti e dei fannulloni, che spesso stanno a sinistra». Subito dopo il ministro passò all'attacco della Cgil: «Quelli del sindacato si sentono 'fichi'. Pensavano che tutto ruotasse intorno a loro. Non hanno firmato il contratto del pubblico impiego. È stato un errore, perché dal 1 gennaio tutti i pubblici dipendenti avranno il contratto rinnovato». Ma nelle intemperanze di Renato Brunetta sono finiti anche i poliziotti. A maggio, in un'intervista a Klauscondicio aveva spiegato: «Come non posso concordare sul fatto che bisogna mandare i poliziotti per le strade a garantire la sicurezza? Meno burocrazia e più polizia on the road a contatto diretto con il cittadino, credo che su questo punto non ci sia nessuno che dissenta». «Certamente – aveva proseguito – non è così facile dire dalla scrivania alla strada, non si può mandare in strada il poliziotto "panzone" che non ha fatto altro che il passacarte, perché lì se li mangiano. Bisogna cambiare il concetto stesso di sicurezza, deve essere fatta da chi la sa fare». «Perché - aveva concluso - il passaporto bisogna farlo in Questura? Il burocrate faccia il burocrate, i poliziotti con la pistola ed il manganello vadano in giro per le strade, nelle gazzelle, nelle automobili e in elicottero. Questa deve essere la sicurezza. La sicurezza non deve essere burocrazia e invece, purtroppo, gran parte del nostro capitale umano, impiegato nei sistemi di sicurezza, è utilizzato per produrre carte e quindi burocrazia». Pa. Zap.

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