Posta la fiducia sul processo lungo
È completamente evaporato al Senato quel clima di concordia realizzatosi, due settimane fa, sull'emergenza finanziaria, clima invocato appena ieri dal presidente Renato Schifani alla cerimonia del ventaglio. È bastato che Pd e Idv presentassero, sempre ieri, 11 questioni pregiudiziali al cosiddetto "processo lungo", approdato in Aula in mattinata, per spingere il governo ad agire subito per bloccare qualsiasi tentativo di ostruzionismo ad un provvedimento che è stato bollato dalle opposizioni come 'legge ad personam« per aiutate il premier nelle sue vicende giudiziarie. Il governo ha posto subito la fiducia sul ddl, che sarà votato già domani mattina, con una tempestività che ha completamente spiazzato e irritato il centrosinistra, con buona pace degli stessi tentativi annunciati da Renato Schifani di non far degenerare il confronto nell' Aula di Palazzo Madama. Ieri sera il presidente del Senato aveva posto come tempo massimo per l'approvazione del processo lungo giovedì della prossima settimana per non strozzare il dibattito. Non è la prima volta che al Senato il ministro Elio Vito annuncia la fiducia su un provvedimento ma questa volta è sembrato un intervento a freddo, inatteso, senza neanche aspettare che terminasse il dibattito generale. È stata bagarre in Aula. L'opposizione è insorta subito denunciando "una prova muscolare" da parte di un governo tacciato come "del tutto irresponsabile" perchè "pronto allo scontro sulle questioni giudiziarie" mentre, come hanno obiettato Francesco Rutelli, Perluigi Zanda, Felice Belisario e altri "non è solo il Presidente della Repubblica ad invocare coesione e concordia per affrontare la grave crisi economica e di credibilità del Paese". Anna Finocchiaro ha chiesto che Nitto Palma, appena insediatosi, venga al Senato a spiegare i motivi della fiducia accusando il Carroccio di "asservimento ai bisogni del premier«, mentre Pierluigi Zanda ha parlato di "regime" aggiungendo: "ormai siamo diventati un ufficio di Berlusconi e il capoufficio la mattina decide cosa l'ufficio deve fare". Il capogruppo dell' Udc-Svp-Autonomie Gianpiero D'Alia ha accusato il governo di »viltà« e l' Idv con Belisario ha sostenuto che "sui volti dei senatori della maggioranza è evidente il colore rosso della vergogna" per la forzatura imposta dal governo su un ddl "non urgente". La maggioranza si difende dalle bordate dell' opposizione ricordando che il processo lungo era parcheggiato da mesi e la Conferenza dei capigruppo del 19 luglio all'unanimità (quindi anche con l'avallo di Pd, Idv e Udc) aveva deciso di calendarizzare prima della pausa estiva anche il ddl contestato. Per quanto riguarda l'accusa di regime, Maurizio Gasparri ha parlato di "esagerazione" accusando Pd e Idv di dire "falsità" sui processi contro la mafia che vengono bloccati sui "delinquenti che ringrazieranno", come aveva prospettato Belisario. Per il Carroccio, Federico Bricolo si è limitato ad osservare che "la fiducia è una scelta del governo" e ha obiettato: "se porre la fiducia vuol dire regime cosa dovremmo dire noi sul fatto che voi al governo mettevate la fiducia ogni giorno?". Intanto, per i finiani, la presidente della commissione Giustizia della Camera, Giulia Bongiorno, in attesa dell' arrivo del ddl a settembre, definisce il processo lungo 'inaccettabilè mentre l'Anm, che con il suo presidente Luca Palamara ha partecipato ad un convegno sulla Giustizia, promosso dai radicali, definisce il provvedimento "devastante" paventando "una paralisi totale per tutti i dibattimenti attualmente pendenti".