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Ministeri al Nord, stop di Napolitano

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (S) parla con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi

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Giorgio Napolitano prende carta e penna e scrive a palazzo Chigi. Come annunciato ieri, chiede chiarimenti sul trasferimento dei ministri al Nord. Il presidente della Repubblica, informa una breve nota diffusa dal Quirinale, «ha oggi (ieri, ndr) inviato al presidente del Consiglio una lettera contenente rilievi e motivi di preoccupazione sul tema, oggetto di ampio dibattito, del decentramento delle sedi dei Ministeri sul territorio». Al Quirinale sono rimasti piuttosto impressionati dalla manifestazione di sabato: una via di mezzo tra una sagra di paese, un comizietto da festa estiva di partito, una cerimonia istituzionale. E vogliono vederci chiaro. Subito dopo la nota del Colle si scatena l'opposizione. E questa non è una novità. Ciò che fa impressione, tuttavia, è che non parli nessuno degli esponenti del Pdl fatta eccezione per il sindaco di Roma, Gianni Alemanno e la governatrice del Lazio, Renata Polverini. Eppure sabato sono stati traslocati due dicasteri retti dalla Lega (quello delle Riforme con Bossi e quello della Semplificazione con Calderoli) e due in mano al Pdl (Economia con Tremonti e Turismo con Brambilla). Silenzio. Distacco. Imbarazzo da parte del partito del premier. Non parlano neanche i fedelissimi della Brambilla, che conta ben due deputati sua diretta emanazione; Marcello Di Caterina e Massimo Nicolucci, quest'ultimo detto «principessa» perché usa sempre questo appellativo per rivolgersi alle deputate. Di sicuro nessuna remora da parte del primo cittadino capitolino, ormai un «avvocato difensore della romanità»: «Condivido la preoccupazione del presidente Napolitano. Dopo molti segnali confusi era inevitabile che il presidente della Repubblica facesse sentire la sua voce a difesa delle prerogative costituzionali di Roma Capitale. Mi auguro che il presidente Berlusconi tragga da questa lettera del Capo dello Stato la spinta politica per confermare in maniera chiara e definitiva il pieno sostegno del governo di centrodestra a Roma Capitale. È una vicenda durata troppo a lungo, che ha avuto toni spesso inaccettabili e che oggi, prima il presidente della Repubblica e poi il presidente del Consiglio devono chiudere definitivamente». D'accordo pure la Polverini: «La preoccupazione espressa dal presidente Napolitano al presidente del Consiglio sullo spostamento dei ministeri, dimostra che si tratta di un problema che non può essere sottovalutato. Non posso che apprezzare l'intervento del Capo dello Stato che io stessa avevo auspicato». Quindi interviene anche il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti: «Le parole del presidente della Repubblica dimostrano la gravità della vicenda». L'opposizione spara a zero. Il più veloce come al solito è Italo Bocchino (Fli): «Napolitano esprime lo sdegno della Nazione». Segue a ruota come al solito distanziato Roberto Menia (Fli): «Il Colle dimostra la fondatezza delle nostre preoccupazioni». Infine arriva la sentenza di Anna Finocchiaro (Pd): «Sabato ho avuto modo di definire l'apertura delle sedi dei ministeri a Monza una tragicomica buffonata che andava fermata. Come sempre il presidente della Repubblica interpreta al meglio, in modo puntuale, il sentire comune dei cittadini italiani, stanchi di un governo ostaggio delle pericolose pagliacciate e della propaganda leghista».

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