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Il Trota si difende: «La mia elezione conquistata sul campo»

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RenzoBossi respinge, dopo giorni di indiscrezioni, il sospetto che la sua candidatura di un anno fa alla Regione Lombardia sia stata costruita con i dossier. Dopotutto l'eco dell'inchiesta giudiziaria che coinvolge l'assessore leghista Monica Rizzi - accusata di aver prodotto fascicoli per indebolire avversari interni a favore dell'ascesa del figlio del leader - sta montando a tal punto che Bossi Jr, di solito taciturno su argomenti tanto delicati, ha scelto di cedere alle insistenze dei giornalisti che lo attendevano in Consiglio regionale. Facendo fra l'altro capire che l'obiettivo di tanta attenzione non sarebbe la Rizzi ma probabilmente lui stesso e, di conseguenza, la famiglia. «Si deve parlare di dossier, se si trovano - ha attaccato il figlio del segretario della Lega -. Ma si è visto che nelle perquisizioni non hanno trovato nulla». Nessun dossier assicura dunque il consigliere leghista, come del resto continua a ribadire la stessa Rizzi, letteralmente rincorsa dalle telecamere a ogni appuntamento istituzionale. E nemmeno si pensi che la sua candidatura in Valcamonica derivi da manovre poco trasparenti, perché «potete chiedere a chiunque - ha concluso Bossi Jr -, io ho girato tutta la provincia di Brescia per più di due mesi, comune per comune». Sul piano politico resta tuttavia l'interrogativo su quanto a fondo si spingerà l'inchiesta. Nella Lega non molti si sono spesi apertamente nella difesa dell'assessore Rizzi. Lei dice di non sentirsi messa in discussione dal partito, ma da alcuni dei colleghi ieri sono giunte solo parole di circostanza. Come quelle del capogruppo in Consiglio regionale Stefano Galli, che indiscrezioni di stampa hanno indicato come oggetto di uno dei presunti dossier. La Rizzi si dovrebbe dimettere? «Questo dovrebbe essere valutato secondo coscienza, uno dovrebbe guardarsi dentro».

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