Sedi decentrate, l'idea era di Prodi
Nonè del Carroccio, infatti, l'idea di portare le sedi dei ministeri lontane da Roma. Il copyright, lo ha ricordato ieri il deputato del Pdl Giuliano Cazzola, è nientepopodimenoche di Romano Prodi. Per scoprirlo basta fare un passo indietro di 15 anni. Tredicesima legislatura e primo governo di centrosinistra. È il 31 maggio, l'esecutivo presieduto dal Professore si è ufficialmente insediato da due settimane. Prodi si presenta alle Camere per chiedere la fiducia. Il verbale della seduta di Montecitorio, come sempre, annota l'ora: 9.32. Il giorno prima si è già svolta la discussione e il presidente Luciano Violante dà al presidente del Consiglio la «facoltà di replicare». Il Professore affronta il tema quasi subito. «Alla domanda di Paissan, che chiedeva che cosa intendessimo per capitale "reticolare" - spiega -, noi rispondiamo che vogliamo cominciare davvero al realizzazione di quello che è negli altri Stati federali, cioè che non solo uffici decentrati, ma anche grandi centri decisionali sono distribuiti nel paese». E per essere ancora più chiaro aggiunge: «E cominciamo dalle strutture nuove. Nasceranno le authority: queste non potranno nascere a Roma. Saranno l'inizio del discorso del decentramento, che comprenderà anche strutture di comando del paese che ora sono localizzate a Roma e che un paese federale vede, invece, vivere in tutto il suo territorio». A scanso di equivoci vale la pena citare anche quello che sempre Prodi aveva detto una settimana prima al Senato: «Il primo atto del governo sarà quello di chiedere al Parlamento la delega per decentrare e riformare la pubblica amministrazione». Insomma quel primo governo di centrosinistra aveva fatto del decentramento una delle sue bandiere. E forse, per la cronaca, vale la pena ricordare alcuni membri di quell'esecutivo: il ministro dell'Interno Giorgio Napolitano, il vicepresidente del Consiglio Walter Veltroni, il ministro dei Lavori Pubblici (fino a novembre 1996) Antonio Di Pietro, quello dell'Industri Pier Luigi Bersani, quello della Sanità Rosy Bindi. Nic. Imb.