Tette e manette i tormenti del Pd
Il caldo record sembra ormai alle spalle. Piogge torrenziali sul Nord Italia e neve sulle Dolomiti. Ma dalle parti del Pd questa estate 2011 continua ad essere torrida. Con il segretario Pier Luigi Bersani che prova a destreggiarsi tra piccoli e grandi imbarazzi. Grande è sicuramente l'imbarazzo per le vicende giudiziarie. C'è il caso-Tedesco. Un senatore ex Pd che chiede all'Aula di autorizzare il suo arresto salvo poi decidere, una volta salvato, di tenersi stretta la poltrona (e l'immunità). La rabbia dei militanti Democratici monta su internet, ma il paradosso vuole che, essendo Tedesco iscritto al gruppo misto, il partito non può obbligarlo ad andarsene. C'è il caso Pronzato. Un ex consulente di Bersani ai tempi in cui faceva il ministro Trasporti («lavorava lì anche prima che arrivassi» ha spiegato tempo fa il segretario) e consigliere d'amministrazione dell'Enac. Pronzato era stato arrestato lo scorso 28 giugno con l'accusa di corruzione. Era agli arresti domiciliari dall'11 luglio dopo aver ammesso di aver ricevuto 40mila euro per agevolare il rilascio del certificato di operatore aereo ad una compagnia low cost. Il 19 luglio è tornato libero. Ha deciso di patteggiare un anno e quattro mesi di pena. Insomma non è riuscito a dimostrare, come sperava Bersani, «la sua estraneità ai fatti che gli vengono contestati». E poi c'è, e qui l'imbarazzo sicuramente cresce, il caso-Penati. Oltre ad essere stato presidente della provincia di Milano e sindaco di Sesto San Giovanni, Filippo Penati è stato coordinatore nazionale della mozione Bersani e poi, dopo la vittoria delle primarie, capo della segreteria politica di Pier Luigi. Ebbene, attualmente, è indagato dalla procura di Monza in un'inchiesta su presunte tangenti. Lui sostiene di essere accusato «da un indagato che tenta così di coprire i suoi guai con la giustizia». Il fatto è che questo indagato, l'imprenditore Piero Di Caterina, dice di aver versato, a partire dalla metà degli anni '90 e per circa un decennio, dai 20 ai trenta milioni di lire al mese a Penati per coprire le spese locali del partito. Bersani per ora tace. Quando il caso è scoppiato lo ha definito un «fulmine a ciel sereno», ma la vicenda si arricchisce ogni giorno di nuovi elementi e lo spettro della «questione morale» torna ad aleggiare minaccioso. Certo il fatto che il segretario abbia avuto rapporti stretti con Pronzato e Penati non è un reato, ma politicamente la questione è tutt'altro che irrilevante. Soprattutto nel partito dei duri e puri. E qui si apre il capitolo «tette». Dopo le manifestazioni in difesa della dignità della donna e contro il «sultano» Berlusconi, anche il Pd si è scoperto vulnerabile. Prima una segretaria di una sezione toscana con l'hobby dei film porno, poi la polemica sulla minigonna sollevata dal vento usata come manifesto della Festa Democratica di Roma. Ora spunta lo spogliarello. Succede a Campiano provincia di Ravenna. Anche qui il problema è una Festa Democratica all'interno della quale venerdì, come previsto dal programma ufficiale, si è svolto un raduno motociclistico. Peccato che il motoraduno prevedesse uno spettacolo sexy. Immediata l'indignazione della donne Pd che hanno chiesto la cancellazione dell'evento. Niente da fare. Lo spogliarello è andato regolarmente in scena anche perché, spiegano gli organizzatori, era particolarmente soft. Ma tra tette e manette l'estate del Pd è sempre più calda.