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Il Colle chiede chiarimenti sui ministeri

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

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Ma cos'è successo? È la domanda che si stanno ponendo al Quirinale da due giorni. Quelle immagini di Umberto Bossi che inaugura quattro ministeri, o uffici dei dicasteri, alla villa Reale di Monza hanno suscitato perplessità. A Napolitano non è arrivata alcuna comunicazione ufficiale, tantomeno ha firmato alcun decreto. Eppure s'è ritrovato la sua foto affissa al muro di un ufficio che non si sa bene cos'è. Una sede istituzionale? E allora perché c'era anche il ritratto del Senatùr su un'altra parete? O era l'inaugurazione di una sede di partito? E allora andrebbe bene che il leader della Lega si sia vantato (e platealmente) di aver pagato di tasca sua le scrivanie. Ma si pone un nuovo interrogativo: che ci fa la sede di un movimento all'interno di un edificio pubblico? Insomma: che cosa è successo sabato? Che cos'era quella manifestazione? Parlare di insoddisfazione, malumore, insofferenza ormai non ha più senso visto che al Quirinale quelle stanno diventando sensazioni perenni. Quotidiane. Non è un caso che Berlusconi abbia fatto sapere, proprio ieri, che il candidato in pole position per il ministero della Giustizia sia Francesco Nitto Palma. Un candidato di mediazione e dunque gradito sul Colle: moderato, magistrato, in buoni rapporti con l'Anm visto che è stato testimone di nozze del segretario del sindacato delle toghe, Luca Palamara. In realtà, Nitto Palma - fortemente sponsorizzato dal capogruppo al Senato Maurizio Gasparri e in ottimi rapporti con il presidente di palazzo Madama Renato Schifani - era in pole position già la settimana scorsa quando di lunedì Berlusconi salì al Colle facendo una raffica di nomi. E lo era anche il 1° luglio, quando il consiglio nazionale del Pdl ha incoronato Angelino Alfano segretario. E allora perché si è perso tanto tempo? Per capirlo basterà attendere oggi pomeriggio per valutare se si sono risolti i dissidi tra Frattini e Tremonti e dunque possa essere dato via libera al decreto sulle missioni internazionali. E soprattutto se dopo il Pdl intende insistere sul "processo lungo" che consentirebbe di attutire gli esiti del caso Ruby, l'ultimo grande pensiero giudiziario per il Cavaliere visto che anche il lodo Mondadori è finito malamente: 540 milioni da pagare e subito a Carlo De Benedetti più altri 20 di spese legali di cui 7 a Ghedini. Di sicuro in tutto questo tempo Alfano non è stato con le mani in mano. Nella sede del partito in via dell'Umiltà c'è un certo fermento, circolano già bozze di nuovi statuti e si sta stilando anche una sorta di nuovo regolamento interno sulla scia delle «regole e sanzioni necessarie» e richiamate dal neosegretario nel suo discorso di insediamento. E poi tanti incontri, soprattutto con leghisti e terzo polo. Anche per registrare la freddezza con cui l'Udc ha notato il rinnovato movimentismo di Fini. Tanto che un casiniano commenta: «Noi abbiamo i voti, non può dettare lui la linea».

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