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Tedesco scatena l'inferno nel Pd

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Il senatore Alberto Tedesco

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Solo pochi giorni fa erano applausi. Adesso volano gli stracci. Mercoledì il senatore del Pd Alberto Tedesco, intervenendo a Palazzo Madama prima che l'Aula si pronunciasse sul suo arresto, pur proclamandosi innocente diceva: «Vi invito a dire sì alla richiesta di arresto che la magistratura barese ha avanzato nei miei confronti». Ieri, però, dovendo resistere alle ripetute richieste di dimissioni che continuavano ad arrivare dai suoi, Tedesco cambia idea all'improvviso sui massimi sistemi della politica. E, lui che voleva le manette, si scopre garantista. «La Bindi vuole le mie dimissioni? Ma si dimetta lei! Il suo moralismo mi fa orrore, e non da oggi. Sono vent'anni che la vedo invocare manette e galera con un livore indegno di una persona civile. Chieda le dimissioni al parlamentare più assenteista del mondo, Gaglione, che lei ha costretto il Pd a eleggere in Puglia», attacca. Il senatore pugliese sembra un'altra persona. Altro che: «arrestatemi». Tira in ballo anche Nichi Vendola: «Avrei imposto al direttore generale nomine negli ospedali. Non è vero. Se lo faccio io, e non l'ho fatto, merito gli arresti. Se lo fa Vendola si chiama spoil system», ironizza. E Di Pietro? «Dovrebbe chiedere le dimissioni di un bel po' dei suoi prima delle mie - affonda - nel suo partito ci sono parlamentari sospettati o indagati per reati raccapriccianti, come aver promesso lavori in cambio di favori sessuali» I diretti interessati incassano. Non reagiscono direttamente. I democratici, però, si scatenano in difesa del loro presidente. Anna Finocchiaro, capogruppo del partito a Palazzo Madama, che pure prima aveva difeso la «scelta di coscienza» di Tedesco di non voler fare un passo indietro, lo fredda per prima: «Al Senatore Tedesco, che da mesi non appartiene più al gruppo del Pd - sottolinea - suggerirei oggi maggiore sobrietà e discrezione. Il tema delle sue dimissioni è questione che riguarda la sua coscienza. Ma lo inviterei a maggior rispetto nei confronti del Pd e dei suoi dirigenti politici». Alla presidente dei senatori del Pd si associa, nelle critiche a Tedesco, anche il suo vice Luigi Zanda. «Ritengo sbagliate, ingiuste e dannose le dichiarazioni del senatore Alberto Tedesco contro la presidente del Partito democratico Rosy Bindi. Ho apprezzato l'intervento svolto in Aula l'altro giorno dal senatore Tedesco - aggiunge - ma del tono e dello spirito di quell'intervento ora ritrovo ben poco». A ruota arrivano tante altre difese d'ufficio. «Il Pd non è un partito a "guida giacobina" per un semplice motivo: il moralismo giustizialista non ci appartiene perché è estraneo ai movimenti politici riformisti e democratici spiega Giorgio Merlo - Semmai - conclude azzardando un po' - il Pd è un partito dove la questione morale non esiste perché chi è indagato, e senza nessuna persecuzione, semplicemente fa un passo indietro». Sarà. Alla fine è la Bindi a provare a metterci una pezza: «Aver chiesto a Tedesco un passo indietro significa aver preso sul serio la sua dichiarazione al Senato in cui chiedeva l'autorizzazione all'arresto. Bisogna richiamare tutti i politici a un grande senso di responsabilità. Quando le carceri stanno scoppiando di poveri cristi non possiamo dare l'impressione di essere quelli che si fanno le leggi per la propria impunità». Tedesco risponde poco dopo: «Nel Pd c'è un sentimento garantista molto diffuso che però non viene fuori. Comunque, se gli atteggiamenti nei miei confronti continuano a essere quelli manifestati da diversi esponenti nelle ultime ore allora chiuderò ogni rapporto col Pd». La Bindi va avanti imperterrita: «Tutti quelli che hanno qualche problema con la giustizia - spiega - dovrebbero separare la propria vicenda personale da quella dei partiti e delle Istituzioni per non comprometterli». Non ditelo, però, al democratico Filippo Penati, indagato per corruzione e concussione dalla procura di Monza. Si è autosospeso dalla vicepresidenza del consiglio regionale lombardo. Ma di passi indietro concreti, non se ne parla.

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