Tangenti Penati si dimette
Alla fine è giunto il momento del passo indietro sollecitato da tanti, e non solo dagli avversari politici: Filippo Penati oggi si è sospeso da tutti gli incarichi nel Pd e si è dimesso dalla vicepresidenza del Consiglio regionale della Lombardia. E intanto dagli atti dell'inchiesta spuntano nuove circostanze che definiscono con più precisione il quadro accusatorio per cui il politico è finito sotto inchiesta. Proprio per tutelare il Pd, oggi Penati ha preso la difficile decisione di lasciare «perch‚ la mia vicenda - ha detto - non crei ulteriori problemi al partito». Un annuncio accompagnato da una nuova affermazione di «estraneità » ai fatti che gli sono contestati. Ma i suoi accusatori, davanti ai magistrati, hanno fornito particolari, circostanze e anche date dei versamenti su cui i pm Walter Mapelli e Franca Macchia, insieme alla Guardia di Finanza, stanno cercando ulteriori riscontri a quelli già trovati. E pertanto hanno messo sotto inchiesta e 'invitato a comparirè nei prossimi giorni Antonino Princiotta, ex segretario generale della Provincia sotto la giunta di Filippo Penati. Quest'ulitmo è è il principale indagato con le accuse di corruzione, concussione e finanziamento illecito ai partiti, insieme ad oltre altre 15 persone (accusate a vario titolo) tra cui l'allora suo capo di gabinetto a palazzo Isimbardi Giordano Vimercati e due imprenditori, Giuseppe Pasini e Piero Di Caterina. Sono proprio questi due che, con le loro rivelazioni, hanno dato il via all'inchiesta su un presunto giro di tangenti che riguarda principalmente le aree ex Falck e Marelli e la gestione del Servizio integrato trasporti alto milanese. Una vicenda che assume contorni più definiti dagli interrogatori di Di Caterina che si trovano tra gli atti depositati in questi giorni dalla Procura di Monza - circa 400 pagine, tra documenti contabili e verbali con molti omissis - ai difensori di alcuni degli indagati che hanno fatto ricorso al Tribunale di Milano per annullare i sequestri della scorsa settimana. Di Caterina a giugno dell'anno scorso ha parlato dei molti versamenti fatti a Penati o ad altre persone sempre su richiesta dell'ex sindaco di Sesto e di Vimercati: tra il '97 e il 2003 la somma complessiva, annotata per ciascun pagamento su buste poi consegnate ai pm con altra documentazione, sarebbe stata di 2 miliardi e 235 milioni di lire. Cifra riavuta in parte indietro tra il 2008 e il 2010 sotto forma di caparra immobiliare pagata da parte di Bruno Binasco, amministratore del gruppo Gavio, anch'egli indagato. Negli anni precedenti i soldi che aveva 'anticipatò - altri due miliardi e passa di lire - gli sarebbero stati restituiti attraverso «una quota della tangente che» Giuseppe Pasini «ha pagato a Penati» per il programma integrato di intervento sull'area Marelli. Programma per il quale Di Caterina «quando ho prestato i soldi a Penati eravamo già in trattativa» «Ero sicuro che le somme da me anticipate mi sarebbero state restituite - si legge nel verbale di Di Caterina - in quanto era scontato che Pasini avrebbe pagato una tangente a Penati per l'operazione e la cosa, del resto, mi fu anche detta più volte dallo stesso Penati e da Vimercati, e cioè che i soldi sarebbero rientrati». «Del resto - ha concluso l'imprenditore - io avevo vantaggi dall'operazione in quanto mi proteggevano da Atm, mi hanno fatto entrare nel Consorzio Trasporti (pubblici di Sesto San Giovanni, ndr) e mi hanno consentito di partecipare a operazioni per me lucrose. Questo è il motivo per cui mi ero messo in affari con Penati e Vimercati. Si è trattato di pagamenti in cambio di favori (...) e quindi ora io attendo la restituzione».