Papa in carcere, Tedesco si salva
Sono le sei e venti quando la Camera, a sorpresa, vota sì all'arresto del deputato del Pdl Alfonso Papa. Passano poco più di quindici minuti e il Senato dice invece no alla stessa richiesta nei confronti di Alberto Tedesco. Il senso di una giornata maledetta per il centrodestra sta tutto in questa manciata di minuti, due pesi e due misure nei confronti di due deputati. A Montecitorio i sì alla fine sono 319, i no 293. A palazzo Madama, invece, i sì si fermano a 127, i no diventano 151. Sotto accusa – entrambe le votazioni sono state fatte a scrutinio segreto – finiscono i leghisti, in particolare la parte fedele a Roberto Maroni. E il ministro, subito dopo il voto esce da Montecitorio soddisfatto: «Avevamo detto che avremmo votato sì all'arresto e così è stato». Ma i conti sono un po' più complicati e coinvolgono anche i deputati del Pd. Accusati di essere comportati in maniera differente alla Camera e al Senato: da una parte schierandosi compatti, o quasi, per il sì all'arresto, dall'altra aiutando il centrodestra a far passare il no per Tedesco. Eppure era stato proprio il senatore dei Democratici a chiedere apertamente nell'intervento in aula di votare per l'autorizzazione a spedirlo agli arresti domiciliari. «Vi chiedo sommessamente di rispondere positivamente alla domanda della magistratura barese e di farlo alla luce del sole, con le nostre facce». Il verdetto invece sarà diverso. Tedesco incassa e a quel punto respinge anche la richiesta di dimettersi che arriva un po' da tutti i partiti. Fuori dall'aula di palazzo Madama si rischia anche lo scontro fisico: il leghista Cesarino Monti si fa spazio tra i giornalisti e, con il dito puntato su Tedesco, lo incalza: «Tu sei un reo confesso, se sei un uomo dimettiti». Ma l'ex assessore regionale alla sanità della Puglia non molla la poltrona: «Ho già riflettuto, come ha detto Bersani, e non mi dimetto. Non ho nessun motivo per farlo. Il centrodestra ha provocato una situazione che ha dato adito a degli equivoci: questo è il trappolone che il centrodestra ha fatto a se stesso». Clima diverso alla Camera dove il deputato del Pdl Alfonso Papa, subito dopo il voto, sconvolto, si è subito andato a costituire. E in serata, su una macchina della Guardia di Finanza è stato portato nel carcere di Poggioreale a Napoli. Il suo intervento in aula era stato molto pacato, tutto incentrato sulla sua assoluta estraneità ai reati che gli vengono contestati. «Non ritengo dover fare appello alla difesa del Parlamento, perché sono innocente ed estraneo nel merito a tutte le accuse. Davanti alla mia coscienza, a Dio, agli uomini, ritengo che la verità non abbia bisogno di difensori, ma si manifesta da sè nel tempo». «Sono impegnato in una battaglia di libertà, che condurrò qualunque sia la mia condizione – prosegue – Starà a voi decidere se potrò farlo da uomo libero o dalla prigione, ma lo farò con la stessa tranquillità e serenità, sicuro che la verità emergerà da sola. Per questo mi affido al giudizio dell'Aula». Una dichiarazione che i deputati del Pdl applaudono mentre i leghisti restano in silenzio. Eppure, nonostante tanti segnali, la maggioranza a Montecitorio fino all'ultimo è rimasta convinta che l'autorizzazione all'arresto non sarebbe arrivata. Nessuna aveva ipotizzato che i leghisti avrebbero davvero seguito la linea delle dichiarazioni fatte in aula. Gioiscono, ovviamente, i deputati del Pd. Primo fra tutti il segretario Pierluigi Bersani: «C'è da registrare un dato nuovo. In altre occasioni, anche improprie, il vincolo di maggioranza aveva funzionato, stavolta non ha funzionato. È un dato politico, i numeri contano, è la riprova che la maggioranza non c'è più». La posizione del Pdl la riassume un provatissimo Fabrizio Cicchitto: «Il Parlamento ha scritto una delle pagine più brutte della sua storia. La responsabilità che Pd e Udc si sono caricati è pesantissima. Si tratta di un voto liberticida. Il voto per Tedesco dimostra però che tra il Pdl il centrodestra e la sinistra c'è una differenza di fondo: il garantismo e il rifiuto più netto del Partito dei Pubblici ministeri, linea che adottiamo sia nei confronti degli amici sia nei confronti degli avversari politici quale è l'onorevole Tedesco».