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Ora tutti vogliono un ministero

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Chei sogni siano dei desideri è ben noto e la Lega, ieri, è riuscita a esaudirne uno: aprire nella Villa Reale di Monza le sedi distaccate di tre ministeri, Riforme, Semplificazione ed Economia, diventate quattro all'ultimo momento con l'adesione della "rossa" titolare del dicastero al Turismo, Maria Vittoria Brambilla. La stessa che ha annunciato l'apertura di un'altra sede del suo ministero anche a Napoli entro settembre. Un'inaugurazione veloce con Bossi arrivato in grande ritardo e, fuori, i contestatori. Dentro, poco più di un centinaio di metri quadrati a disposizione degli uomini di governo: tre stanze, una «pluriministeriale» condivisa tra i ministri Calderoli e Tremonti (quest'ultimo, presente ma silente), una per Bossi e un'altra per la Brambilla. Sulle pareti, la foto del presidente Napolitano campeggia non lontano da quella del Senatùr. A fare da cornice alle «spartane» stanze un arazzo del giuramento di Pontida, la bandiera italiana, una dell'Ue e, sulla scrivania, una statuetta di Alberto da Giussano. E come volevasi dimostrare, l'apertura degli uffici al Nord dei quattro ministeri che diventeranno operativi dal primo settembre, ha alimentato forti polemiche nell'agone politico. Le reazioni più pesanti sono arrivate dalla stessa maggioranza con Arturo Iannaccone, leader di Noi Sud e deputato ex "responsabili" che ha minacciato: «L'esecutivo è succube della Lega. Nei prossimi giorni ci aspettiamo un segnale chiaro dal Governo con l'individuazione al Sud di quattro sedi distaccate dei ministeri dello Sviluppo economico, dell'Ambiente, del Turismo e delle Politiche Agricole, altrimenti siamo pronti a togliere l'appoggio al governo». Ma anche l'opposizione si è sfogata parlando di «buffonata» e «pagliacciata». «Le sedi ministeriali leghiste? Una pagina patetica di provincialismo», ha detto il leader di Api Francesco Rutelli. «Una commedia degli orrori, stupida e inutile» ha fatto eco la presidente dei senatori Pd, Anna Finocchiaro, mentre il segretario Udc Lorenzo Cesa si è detto preoccupato: «Avanti così e l'Italia finisce «nel baratro», lamentando l'«intollerabile inconcludenza di questo governo, impegnato solo a litigare al suo interno e a produrre pagliacciate come i ministeri a Monza». A.B.

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