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Suicida il vice di don Verzè

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L'ex vicepresidente del San Raffaele Mario Cal

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Si è ucciso ieri Mario Cal, il vice, anzi l'alter ego di don Luigi Verzè, il fondatore del San Raffaele. Si è sparato nel suo ufficio, al sesto piano, dell'edificio simbolo della struttura, quello sormontato da una cupola con una statua alata del santo che si vede anche dalla tangenziale di Milano. Lo sparo, poco dopo le 10, ha messo in allarme le segretarie, Paola e Stefania, che lo hanno trovato in una pozza di sangue. Ma ha soprattutto lasciato sotto choc l'intera struttura, dove lavorava dal 1977. Anche a don Verzè, chiuso nel suo appartamento, la notizia è stata data «piano, con tutte le cautele». Ormai la parabola di Cal era in discesa: con l'ospedale sull'orlo del crack da quasi un miliardo di euro, la nomina del nuovo cda targato Vaticano e la strada verso il concordato preventivo per evitare il fallimento. Era arrivato in ufficio ieri mattina per sgomberare le sue cose. Non lo ha fatto. Ha lasciato due lettere, una alla moglie e una alla segretaria Stefania, e ha tolto il disturbo. Nessuno se lo aspettava. Non il suo avvocato, Rosario Minniti. Non la moglie Tina, che è immediatamente accorsa al pronto soccorso. Certamente non le persone con cui lavorava. «Per noi è sempre stata una persona positiva. Nei momenti difficili - ha raccontato il direttore operativo della ricerca Maurizio Savi - non si è tirato indietro. Quello che è successo ci porta sconforto». E, forse, anche preoccupazione. Il comunicato del nuovo cda parla di un «gesto grave e imprevedibile compiuto dal dottor Mario Cal che accresce la consapevolezza sulla delicatezza e sulla gravità dell'attuale situazione in cui si trova la Fondazione». L'impegno per il risanamento c'è (è confermata per venerdì prossimo la riunione del cda che potrebbe affidare a Enrico Bondi il ruolo di superconsulente), ma è chiaro che la situazione è delicata. Al San Raffaele in pochi hanno voglia di sorridere, e non solo oggi ma ormai da giorni. Minniti crede che il motivo della morte di Cal potrebbe essere «il crollo di un sogno», quello fatto con don Verzè di costruire ospedali in tutto il mondo. «La Procura non c'entra nulla - ha aggiunto l'avvocato lasciando il San Raffaele dove ieri è stato il pm Luigi Orsi, che nei giorni scorsi aveva interrogato Cal sui problemi finanziari della struttura - È stato sentito in un'inchiesta di tipo amministrativo, non penale». Al pronto soccorso, Cal è stato portato alle 10,21. Dopo alcuni tentativi di rianimazione, alle 10,57 è stato dichiarato il decesso. Qui il corpo è rimasto fino al pomeriggio con qualche interrogativo degli altri pazienti, che si chiedevano il perché della polizia. Poi è stato trasferito per l'autopsia all'istituto di Medicina Legale, accompagnato da un nipote e dal capo della vigilanza del San Raffaele. Nella cappella della Madonna Madre della Vita, attigua al pronto soccorso, è stata celebrata una messa in suo suffragio, senza i parenti e i giornalisti (che non hanno potuto assistere) ma solo con il personale del San Raffaele. E in tanti hanno voluto essere presenti per dire una preghiera al braccio destro di don Luigi.  

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