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L'uomo che da due anni agita i sonni Democratici

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Ilcaso giudiziario nasce da una inchiesta della Procura di Bari su un articolato sistema di potere in grado determinare nomine e incarichi nella Sanità pugliese. Tedesco, eletto consigliere nelle liste dei «Socialisti autonomisti», è stato assessore alla Sanità nell'esecutivo regionale dal maggio 2005 al 6 febbraio 2009, quando si dimise, tre ore aver avuto notizia di essere indagato dalla magistratura. Primo dei non eletti per il Pd al Senato in Puglia alle politiche 2008, cinque mesi dopo aver lasciato l'esecutivo, guadagnò l'ingresso a Palazzo Madama (luglio 2009) favorito dalle dimissioni di Paolo De Castro, da qualche settimana ritornato europarlamentare per i Democrat. La nomina di Tedesco nella prima giunta Vendola fu molto contrastata proprio dal suo futuro partito, ma decisiva risultò l'investitura giunta dagli ambienti vicini all'ex Rifondazione comunista. Tedesco è stato considerato dagli inquirenti come il deus ex machina della sanità pugliese, indagato per concussione, turbativa d'asta, abuso d'ufficio e concorso in falso. La magistratura barese, con un complesso lavoro di inchiesta coordinato dal pm antimafia Desirèe Digeronimo poi affiancata dai colleghi Francesco Bretone e Marcello Quercia, ha delineato una presunta «cupola» creata da politici, amministratori delle Asl e imprenditori che operano nel settore del diritto alla salute. Sarebbe stata infatti attiva dal 2005 al 2009 (periodo in cui Tedesco è stato assessore) una sorta di comitato d'affari interno alla pubblica amministrazione, che ambiva a pilotare delibere regionali in materia di smaltimento dei rifiuti solidi urbani, forniture dei beni e servizi alle Asl, appalti nelle aziende ospedaliere, gestione delle nomine dei primari e dei direttori generali, accreditamenti di strutture private. A caldo Tedesco commentò così il provvedimento di arresto avanzato dai magistrati nel marzo scorso: «Mi sembra un grande polpettone. Una ribollita». L'ala giustizialista del Pd nazionale e pugliese ne auspicò le dimissioni (le chiesero a gran voce il sindaco di Bari Michele Emiliano ed il deputato Francesco Boccia). Nell'ordinanza che disponeva la misura cautelare riguardante Tedesco, il gip Giuseppe de Benedictis mise in risalto come l'assessorato alla Salute avesse nel sistema regionale una «importanza strategica duplice (sia economica che politica)». «La prassi politica dello spoil system era, di fatto, talmente imperante – proseguì de Benedictis - nella sanità regionale da indurre il governatore Nichi Vendola, pur di sostenere la nomina a direttore generale di un suo protetto, addirittura a pretendere il cambiamento della legge per superare, con una nuova legge ad usum delphini, gli ostacoli che la norma frapponeva alla nomina della persona da lui fortemente voluta». Questo approccio è stato censurato dal legale di Tedesco, Rosita Petrelli, che dopo l'interrogatorio del suo assistito nel marzo scorso, sentenziò: «L'assessore ha sempre ispirato la sua attività nel rispetto del buon andamento e della trasparenza della pubblica amministrazione».

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