Silvio accelera sul Pdl. Pieni poteri ad Alfano
Una domenica da nonno. In Sardegna, a giocare con i nipotini: i figli di Marina. Naturalmente si parla anche della sentenza Mondadori, il grande cruccio per Silvio Berlusconi. Lo spartiacque, il fatto che ha segnato la vera fine di un'epoca. Il Cavaliere in questi giorni sta trattando con le banche per trovare quegli oltre 500 milioni da pagare e si sta rendendo conto di quanto tutto sia diventato più difficile. Poi c'è l'altro cruccio, il processo Ruby. Anche se le prime udienze sono state tutto sommato positive per il premier, egli stesso ha compreso che anche davanti all'evidenza nessuna toga se la sentirebbe di mandarlo assolto. Ormai è una guerra dei magistrati contro di lui, un duello in cui le toghe fanno a gara a chi prima sferra il colpo ferale. Sono saltati tutti gli schemi. Con questo clima è davvero improbabile di vincere la battaglia giudiziaria. L'eventuale condanna per sfruttamento della prostituzione, poi, comporterebbe anche l'interdizione dai pubblici uffici già dal primo grado. Di fronte a questo quadro, il Cavaliere deve accelerare. Accelerare il processo di successione. Spera di arrivare a fine mandato ma non è più tanto sicuro: si potrebbe votare nella primavera del 2012. Tra qualche mese. Questione di settimane. Fare presto, dunque. Forse già domani Angelino Alfano potrebbe dimettersi da ministro della Giustizia. Mercoledì incontrerà i coordinatori regionali del partito. Riunione che si sarebbe dovuta fare a via dell'Umiltà, sede del Pdl. Anche per dare il segno di un cambiamento. Ma Berlusconi ha chiesto di partecipare e quindi il vertice si terrà a palazzo Grazioli. Bisogna trovare un sostituto Guardasigilli. Era circolato il nome di Renato Brunetta. Ma è pur sempre quello che voleva mettere i tornelli nei palazzi di Giustizia e diceva che i magistrati dovevano sottoporsi a test psicologici. Non si può dire che abbia cambiato idea visto che il 9 giugno scorso ad Annozero aveva detto: «C'è un lassismo comportamentale di alcuni magistrati che lavorano poco, andate nel pomeriggio nei tribunali e non troverete nessuno». Il 30 gennaio aveva partecipato all'inaugurazione dell'anno giudiziario e ne era uscito choccato: «Io ero lì alla Cassazione, non ho ascoltato una sola parola di autocritica da parte della corporazione dei magistrati». Se non lui, chi in via Arenula? Berlusconi avrebbe voluto Fabrizio Cicchitto. Perché conosce la materia e soprattutto perché ha un ottimo rapporto con il Quirinale: in questo momento è fondamentale. Ma il capogruppo non ne vuole sapere di andare al governo. Per questo salgono le quotazioni di due candidati che varrebbero come un segnale di distensione: il sottosegretario Francesco Nitto Palma, che è un magistrato, o Donato Bruno, presidente della commissione Affari Costituzionali della Camera. Resta in pista Anna Maria Bernini, in corsa per un posto nell'esecutivo da oltre un anno, ma per lei appare più probabile il ministero dell'Europa. Parlerà certamente di questo Berlusconi nella tarda mattinata, quando salirà sul Colle ufficialmente per discutere del dopo-Manovra. Napolitano vorrebbe un provvedimento per i tagli alla Casta e per la crescita, una Manovra-bis dopo aver messo in sicurezza i conti. Il premer ci tiene a mantenere il rapporto con il Quirinale, a seguire la strada intrapresa e preparare infine la sua uscita di scena. Non ora e non subito. Serviranno dei mesi. Intanto c'è da respingere l'assalto dei pm. Altre richieste di arresto sono in arrivo e per questo bisogna convincere la Lega a non cedere sull'istanza per Alfonso Papa (si decide sempre mercoledì). Sempre per oggi, ma nel pomeriggio, era in programma un faccia a faccia con Bossi ma ieri sera ancora non era confermato.