Papa, la Camera autorizza l'arresto

Alfonso Papa sarà arrestato: l'Aula della Camera, con il voto decisivo della Lega, ha detto sì alla richiesta giunta dai pm di Napoli che indagano sulla cosiddetta P4. Erano 27 anni che l'Assemblea di Montecitorio non faceva una concessione del genere ai magistrati: dal 1984, quando in manette finì Massimo Abbatangelo dell'Msi, accusato di detenzione illegale di materiale esplosivo. E difatti, l'esito del voto a scrutinio segreto (319 sì e 293 no), comunicato dal presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha lasciato tutto l'Emiciclo attonito. Anche tra i banchi di chi ha dichiarato pubblicamente di votare a favore dell'arresto del deputato del Pdl: cioè Pd, Idv, Terzo Polo e Lega. Un esito forse inaspettato per il Pdl e che fa passare quasi in secondo piano il voto del Senato che salva Alberto Tedesco (Pd) dai domiciliari. Un risultato, questo, più "fisico" vista anche la rissa che ha fatto da corollario alla proclamazione del voto rispetto a quello di Papa che, nel gelo di Montecitorio, ha però avuto una valenza molto più politica gettando nel caos più totale la maggioranza.  Non nasconde la rabbia Silvio Berlusconi che, sbattendo il pugno sul tavolo nella sala del governo (dopo aver udito l'esito dello scrutinio segreto), grida vergogna per l'atteggiamento 'forcaiolò della sinistra, garantista a fasi alterne. La rabbia del premier si somma a quella di tutto il Popolo della Libertà, che oltre ad attaccare duramente l'opposizione, punta il dito contro la Lega Nord favorevole ad autorizzare la richiesta d'arresto. La spaccatura tra Pdl e Lega è evidente, tant'è che il capo del governo, pur nella convinzione di poter 'tenerè la maggioranza e andare avanti, ha già dato appuntamento ad Umberto Bossi venerdì per un chiarimento sulla maggioranza, messa ora seriamente in discussione.  Tanto è vero che anche dal vertice serale di Palazzo Grazioli tra Berlusconi e lo stato maggiore del partito, è emerso che tutto questo è nato da problemi interni della lega e dalla spaccatura tra parlamentari vicini a Maroni e il resto del Carroccio. L'atmosfera alla Camera è pesante già dalla prime ore del mattino. Nessuno nella maggioranza si azzarda a fare pronostici. La speranza di molti nel Pdl è che il voto segreto possa dare maggiore libertà a quei deputati che ufficialmente non andrebbero contro le indicazioni del gruppo. Si guarda soprattutto alla Lega Nord ma anche a qualche "franco tiratore" nelle file dell'opposizione. Il responso dello scrutinio però dà un esito diverso dalle aspettative del Pdl e dello stesso Berlusconi che poco prima di entrare in Aula aveva detto di essere ottimista. La rabbia e lo sconcerto dei deputati pidiellini è palese. Pochi escono dall'Aula con la voglia di dichiarare, l'unico che non si sottrae è Fabrizio Cicchitto: «Alla Camera c'è stato un voto liberticida», è l'accusa del capogruppo del Pdl che poi va nella sala del governo dove il Cavaliere a stento tiene la rabbia: «Sono tutti pazzi», tuona il capo del governo con il vertice del partito, pur di colpire me e buttare giù il governo rinnegano principi che dovrebbero difendere nel totale disinteresse per le persone. E tra i primi a finire sul banco degli imputi finisce Pier Ferdinando Casini: quello che ha fatto è una vergogna, è il ragionamento del capo del governo. Commenti a caldo, quelli di Berlusconi, prima di riunire a palazzo Grazioli tutto lo stato maggiore del partito. Alla rabbia di Berlusconi si unisce quella del partito: «Da oggi i pm entrano in Parlamento», dice il vicepresidente della Camera Antonio Leone. Ma qualche dubbio serpeggia anche nel Popolo della libertà circa la possibilità che ci possa essere statoq ualche franco tiratore anche nel partito del premier. Il voto di oggi sta mettendo in evidenza altri problemi nel centrodestra. Domani al Senato si voterà il rifinanziamento della missioni all'estero e già si preannuncia un nuovo braccio di ferro con la Lega. Il Carroccio infatti da tempo ha espresso la sua contrarietà a rifinanziarle e l'ex ministro Roberto Castelli ha già annunciato il suo no. Difficile, per diversi esponenti della maggioranza, che non si apra il rischio concreto di una crisi di governo nel caso che da palazzo Madama dovesse arrivare un no al rifinanziamento. Il sì all'arresto di Alfonso Papa mette in discussione anche la solidità dell'asse tra il premier ed il Senatur. Per i deputati pidiellini lo scrutinio di oggi segna la vittoria del ministro dell'Interno Roberto Maroni, da sempre favorevole a votare sì. Oggi Berlusconi sarà a Bruxelles per il vertice dei capi di Stato e di governo ma, per venerdì, ha già fissato l'appuntamento per un faccia faccia decisivo con il leader della Lega Nord.