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Un colosso con quasi un miliardo di debiti

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Erail 31 ottobre 1971 quando l'ospedale alle porte di Milano accoglieva il primo malato. Un anno prima, la nascita della Fondazione Centro San Raffaele del Monte Tabor, di cui Mario Cal fu vicepresidente dal 1990 e fino a tre giorni fa. Quarant'anni di grande espansione per uno degli ospedali più grandi d'Italia, con un centro di ricerche all'avanguardia ma anche un'università, forti interessi in campo immobiliare e grande presenza all'estero. Ospedali a Milano, Roma (poi ceduto), Olbia e, all'estero, a Salvador de Bahia; dalle tenute in Veneto e in Brasile agli alberghi di lusso al jet privato. Fino all'emersione del buco, che ha reso indispensabile l'avvio di un piano di risanamento. Eccone le tappe principali: il 23 marzo il consiglio di amministrazione della fondazione Centro San Raffaele del Monte Tabor, cui fa capo l'«impero» di don Verzé, decide all'unanimità di elaborare un programma di «ristrutturazione societaria, organizzativa e finanziaria» che preveda la «focalizzazione sul core business» mediante la «societarizzazione delle attività ospedaliere, sanitarie e di ricerca, anche al fine di consentire l'ingresso di nuovo capitale» con la «progressiva dismissione» di tutte le attività diversificate. A Carlo Salvatori viene affidata l'elaborazione del piano. Il 29 aprile la fondazione approva il piano di ristrutturazione elaborato con il supporto dell'advisor Bain& Co. La previsione è di portare il fatturato oltre gli 800 milioni di euro. Il 13 giugno si accelera sul salvataggio. Prevista la creazione di due «newco» per dividere le attività «core» del gruppo (cura e ricerca, aperta a nuovi soci) e quelle «non core». Il 20 giugno l'imprenditore del gruppo San Donato Giuseppe Rotelli esplicita il suo interesse a intervenire nella ristrutturazione. Metterà sul piatto 250 milioni di euro, ma dovrà poi ritirare l'offerta. Il 30 giugno: la Procura di Milano accende un «faro» sulla crisi del San Raffaele. Non un'indagine penale, ma un «protocollo civile» in base agli articoli 6 e 7 della legge fallimentare; in Procura viene sentito Mario Cal. Intanto il board della fondazione San Raffaele prende atto del «vivo interesse» della Santa Sede a supportare il risanamento dell'ospedale, cui si aggiuge l'interesse di «una primaria charity internazionale» pronta a una «significativa donazione». Il 15 luglio viene eletto il nuovo cda della fondazione. Esce Mario Cal e con lui i fedelissimi di don Verzè. Il prete-manager resta presidente ma cede le deleghe a un nuovo vice, Giuseppe Profiti del Bambin Gesù di Roma, e al cda.

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