Il conto lo paga il ceto medio
Sarà il ceto medio a pagare il conto della speculazione che ha imposto un iter veloce e poche modifiche alla manovra economica. Nel giro di pochi giorni il peso della correzione dei conti è lievitato a oltre 70 miliardi, tutto concentrato nel biennio 2013-2014, compresa la delega fiscale. Ben il 60% delle nuove entrate arriveranno da maggiori imposte che graveranno sul reddito fisso. La «casta» la sfanga ancora una volta, giacchè i costi della politica sono rinviati, sprechi e poltrone inutili inattaccabili. Le parti sociali protestano, l'Anci annuncia che chiederà un incontro con il presidente Napolitano, Confindustria sottolinea che la manovra è tutta sbilancia sulle tasse, ma si tratta di grida nel vuoto. L'emergenza delle turbolenze sui mercati con i titoli del debito pubblico sotto schiaffo, giustificano la batosta. Ieri la fiducia in Senato oggi arriva il via libera definitivo della Camera con la fiducia. L'effetto degli emendamenti, pochi e calibrati, riduce il deficit di ulteriori 22,608 miliardi al 2014 con miglioramenti del saldo pari a 2,103 miliardi. Il ministro dell'Economia Tremonti ha ammonito: se l'Italia non taglierà il debito, questo «mostro divorerà il futuro» del Paese. Nell'audizione al Senato ha difeso il decreto, «esatta e corretto» fatto «per il bene comune». Tremonti ha anche lanciato la proposta di introdurre «la regola d'oro» del pareggio di bilancio nella Costituzione. Parlando della crisi dei debiti sovrani, ha evocato il Titanic: «non si salvano neanche i passeggeri in prima classe». Tremonti ha infine ribadito che per lo sviluppo «ci sono 16 nuove azioni» precisando, poi, in un'intervista al Wall Street Journal, che il deficit italiano sarà più basso del target fissato dal governo quest'anno e il prossimo con l'accelerazione dei tagli fiscali. Il presidente di Confindustria avrebbe voluto qualcosa di più. La Marcegaglia sottolinea che sarebbero stati necessari più tagli alla spesa. Tutti comunque concordano sulla necessità dell'operazione e sulla tempestività. «Un miracolo» ha detto Napolitano proprio commentando la velocità dei tempi. Ma vediamo le novità passate dal Senato alla Camera. I tagli lineari alle agevolazioni andranno a colpire tutti: dalle famiglie con figli alle spese mediche, per l'istruzione e gli asili nido, dalle detrazioni per le ristrutturazioni edilizie e il risparmio energetico alle onlus e il terzo settore. Gli oltre 100 miliardi di valore subiranno un taglio del 5% nel 2013 e del 10% a partire dal 2014. Un intervento dal quale si stima di recuperare 20 miliardi a regime nel 2014 che porterà a un aumento della pressione fiscale intorno all'1%. Il taglio non sarà attuato solo se entro settembre 2013 il Governo eserciterà la delega per la riforma fiscale. Per un lavoratore e un pensionato - ha calcolato la Cgil - il costo medio potrebbe essere di 1.200-1800 euro. Altra stangata per i cittadini è il ritorno del ticket sanitario da 10 euro subito per le visite specialistiche e 25 euro per il codice bianco al pronto soccorso. Novità sulle pensioni. Sale dal 45 al 70% l'indice di indicizzazione delle pensioni medie, ammontanti a circa il triplo degli assegni minimi. Confermata la piena indicizzazione per quelle inferiori a quella soglia e l'azzeramento per quelle superiori a cinque volte il minimo. Si anticipa al primo gennaio 2013 l'aggancio delle pensioni all'aspettativa di vita. Dal 2013 dunque l'incremento sarà di 3 mesi. I lavoratori che matureranno i requisiti per la pensione di anzianità nel 2012 dovranno posticipare di un mese il loro collocamento a riposo. Contributo di solidarietà fino al 2014 per le cosiddette pensioni d'oro, cioè superiori ai 90 mila euro annui. Il contributo ammonta al 5% per la parte eccedente i 90.000 euro, e al 10% per la parte eccedente i 150.000 euro. Viene rimodulato in modo più graduale l'aumento dell'imposta di bollo sui depositi titoli, il patto di stabilità interno dei comuni e cambiano le norme sull'ammortamento delle concessioni. Scatta dal 2013 il programma per la dismissione di partecipazioni azionarie dello Stato e di enti pubblici non territoriali. Il governo inoltre formulerà alle categorie interessate proposte di riforma in materia di liberalizzazioni delle attività economiche. Ma se così non fosse, trascorsi 8 mesi dalla data di entrata in vigore della manovra, «ciò che non sarà espressamente regolamentato sarà libero». Arriva un forfait del 5% per chi, sotto i 35 anni, apre un'attività (anche cassintegrati più anziani). L'ultima correzione del Senato prevede che si tenga presente il «coefficiente di correzione connesso alla dinamica nel miglioramento conseguito dalle singole amministrazioni rispetto alle precedenti con riguardo ai parametri» di virtuosità dei Comuni. Per quanto riguarda gli ammortamenti è stato tolto quello al 2% per le società diverse da quelle autostradali e trafori. Arriva invece un aumento dello 0,30% dell'Irap (dal 3,90 al 4,20) per i concessionari non autostradali. Infine la benzina sarà più cara anche nel 2012. Gli aumenti delle aliquote delle accise disposte il 28 giugno 2011 «restano confermate a decorrere dal primo gennaio 2012».