La manovra è in vigore Subito tasse e ticket
Nessun indugio per non lasciare nemmeno un centimetro agli speculatori che, nel fine settimana, caricheranno i loro cannoni per continuare a sparare, da domani, sul sistema finanziario italiano. Fedele alla linea imposta dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e cioè velocità e consenso bipartisan, il provvedimento di correzione dei conti approvato dai due rami del Parlamento è stato pubblicato già ieri sulla Gazzetta Ufficiale. Così i primi effetti sulla tasche dei cittadini saranno immediati. La legge di conversione entra in vigore, secondo quanto riporta lo stesso bollettino, il giorno successivo a quello della sua pubblicazione. Da oggi quindi le aziende ospedaliere possono tornare a chiedere un ticket di 10 euro sulle ricette per le prestazioni di specialistica ambulatoriale e di 25 euro per i codici bianchi (il minimo livello di gravità) in pronto soccorso. Sono le Regioni che materialmente devono far partire il balzello ma, sulla piena operatività della misura, le stesse si presentano in ordine sparso. In sette (Basilicata, Sicilia, Lazio, Veneto, Calabria, Liguria e Lombardia) il ticket entrerà a regime subito. In altre (come Piemonte, Umbria, Campania, Marche e Friuli Venezia Giulia) resterà «congelato» in attesa di ulteriori valutazioni dei tecnici, mentre un «no» deciso al pagamento è arrivato da Sardegna, Emilia Romagna, Val D'Aosta, Trentino Alto Adige (dove però verrà introdotto il ticket sui codici bianchi) e Toscana. Sempre da oggi sarà operativo l'aumento del bollo per le comunicazioni relative ai depositi titoli sopra i 50 mila euro e l'aggravio previsto per la tassa di possesso delle super-car, le più potenti e quelle di lusso. Anche se la tassa effettiva sarà pagata al rinnovo del bollo auto. Il prelievo sulle pensioni d'oro partirà, invece, dal primo agosto mentre per le altre norme ci vorrà più tempo: il taglio lineare delle agevolazioni fiscali e assistenziali del 5% prima e del 20% poi, ad esempio, scatterà rispettivamente nel 2013 e nel 2014, se il governo non eserciterà la revisione del welfare come previsto dalla legge di delega fiscale. Il conto totale della stangata è elevato ma consentirà di raggiungere almento quantitativamente il pareggio del bilancio nel 2014. Un sostanziale equilibrio tra incassi e uscite ottenuto, però, con misure che non tengono conto degli effetti sociali e di comunicazione politica. Il popolo del centrodestra, in particolare, non ha gradito l'inasprimento della pressione fiscale dopo aver atteso, invano, il calo delle tasse. Si tratta in altre parole di una manovra «ragionieristica», sviluppata dai tecnici della Ragioneria dello Stato solo con l'obiettivo di reperire risorse sicure e certe. I colpiti sono stati quelli che non potevano che assistere inermi a nuovi prelievi fiscali. Completamente ignorata invece la parte dello sviluppo, e cioè quella delle riforme strutturali per rimettere in moto una macchina produttiva «spompata». Le motivazioni di una scelta così impopolare sono legate alla necessità di fare in fretta. E di presentare un piano di rientro credibile ai mercati finanziari. L'attenzione del governo è già spostata proprio a domani quando riaprirà la Borsa. Un nuovo assalto sui titoli di stato italiani, con l'allargamento del differenziale tra i Btp (Buoni del tesoro poliennali) e i Bund tedeschi, rischia di aumentare il costo del debito e di vanificare la stretta imposta agli italiani. Certo i mal di pancia nel centrodestra per la stangata inflitta in massima parte al ceto medio, quello nel quale il Pdl pesca una parte consistente del suo elettorato, non finiranno. Così se tornasse il sereno nella finanza globale o anche nell'ipotesi di un governo tecnico (nel caso che l'emergenza non finisse), non è escluso, secondo fonti del Tesoro, che a saldi invariati (cioè garantendo l'importo complessivo della manovra) si proceda a una rimodulazione dei tagli e delle tasse. Un po' sulla scorta di quanto accaduto, rispetto alle prime formulazioni, per lo stop alla rivalutazione delle pensioni e per la tassa sul deposito titoli. Ipotesi considerate inizialmente troppo punitive e rielaborate con la condivisione in Parlamento tra maggioranza e opposizione.