Ticket, tasse, bolli Si salvi chi può
Il taglio previsto nel 2013/14 per la correzione dei conti pubblici dovrebbe incidere così: 161.2 miliardi di euro dall'annullamento di 483 sconti fiscali; 8 miliardi dal taglio lineare alle spese, che salirebbero a 32 per il 2011 quando la sforbiciata toccherà il 15%. Sarà soprattutto il Nord a pagarne l'effetto. È la Cgia di Mestre a calcolare l'impatto dei provvedimenti. Tra maggiori tasse e tagli a pensioni e agevolazioni Irpef, la media delle regioni settentrionali sarà di 282.2 euro pro capite contro i 226.6 euro del mezzogiorno. Il differenziale è imputabile «al fatto che al Nord i livelli reddituali sono superiori a quelli del Sud». Un risultato che dovrà comunque sommarsi ai tagli a Regioni ed Enti locali. Ma concretamente, quanto inciderà sul nostro portafoglio la manovra? Per un contribuente sposato, con figli e coniuge a carico e una casa sulla quale pagare il mutuo, la batosta potrebbe arrivare a quasi mille euro in più in due anni. SANITA' Torna, da subito, il ticket sulla sanità da 10 euro su visite specialistiche e analisi. E viene introdotto un ticket da 25 euro sui «codici bianchi», ovvero sugli interventi non urgenti, presso tutte le strutture di pronto soccorso. La copertura finanziaria che doveva garantire la sospensione del ticket fino al 31 dicembre 2011 viene ridotta da 486.5 milioni di euro a 105 milioni. In questo modo, stima la Cgil, un’ecografia al seno arriverà a costare oltre 45 euro. Il costo di un’ecografia addominale inferiore, invece, si aggirerà oltre i 40 euro. È stato poi calcolato che, con il ticket da 10 euro, il costo di un elettrocardiogramma passerà da 11.65 a 21.65 euro, un fundus oculi da 7.75 a 17.75 euro, un esame radiologico al torace da 15.50 a 25,50 euro, un esame allergologico strumentale da 6.04 a 16.04 euro e l’emocultura da 26.45 a 36.45 euro. «L’introduzione da subito dei ticket sanitari riguarda quelli previsti dal 2007 per cui ci sono categorie esenti. Non sono spalmati su tutta la popolazione», ha però tenuto a precisare il ministro della Salute, Ferruccio Fazio. RISPARMIO Da un lato, il ministero dell’Economia ha preannunciato una riforma della tassazione delle rendite finanziarie: dal 2012 anche l’Italia si allineerà all’Unione europea nel prevedere una sola aliquota del 20% al posto dell’attuale forchetta. Finora, infatti, sono tassati al 12.5% i «capital gain» su transazioni azionarie od obbligazionarie e al 27% i proventi maturati su depositi bancari e postali. Sono esenti i profitti realizzati su titoli di Stato, mentre è prevista un’importante deroga (11% nell’ipotesi) per le forme di investimento individuale in previdenza integrativa. Non è ancora chiaro se il saldo dell’intervento sull’intera collettività dei risparmiatori italiani sarà positivo o negativo, ma certamente ne beneficeranno tutti i 40 milioni di titolari di un conto corrente presso un banca italiana. Un quarto di questi ultimi, tuttavia, sono anche titolari di «conti deposito titoli», e su alcuni di loro si abbatterà la «stangata» dell’imposta di bollo: rimarrà invariata a 34.20 euro se il valore nominale degli investimenti finanziari detenuti è inferiore al 50.000 euro, mentre se l’importo è superiore la tassa è scaglionata in tre soglie da 60, 240 e 680 euro, che nel 2013 diventeranno rispettivamente 230, 780 e 1.100 euro a seconda dei valori in deposito. CASA E FAMIGLIA Se non si arrivasse a un riordino dell’assistenza entro il 30 settembre 2013, la stangata colpirebbe soprattutto le famiglie che oggi godono di 103 miliardi di agevolazioni fiscali a vario titolo. Basterebbe avere due figli a carico e una casa di proprietà con il mutuo, per subire un aumento di quasi mille euro in 2 anni. La deduzione della rendita catastale sulla prima casa, che oggi consente un beneficio di 126.8 euro, scenderebbe a 100 euro circa nel 2014, mentre la detrazione degli interessi per il mutuo scenderebbe a 264 euro. Le detrazioni per figli a carico scenderebbero dagli attuali 829 a 665 euro mentre le agevolazioni per le ristrutturazioni edilizie dal 36% al 29%. Un esempio: una coppia monoreddito, di ceto medio (25.000 euro) e con due figli, ha diritto a consistenti detrazioni per familiari a carico: 1.999 euro (690 euro per la moglie e 1.309 per il figlio). A questo aggiungono spese per istruzione (1.000 euro) e per sport (120 euro) che danno diritto rispettivamente a uno sconto d’imposta di 190 e 23 euro. Se si aggiunge la detrazione da lavoro dipendente di 1.171 euro si arriva al totale di 3.383 euro di sconti fiscali. Il taglio sarebbe di 169 euro nel 2013 e di 676 euro nel 2014. DIPENDENTI Nel complesso della manovra, la gran parte delle agevolazioni fiscali sono per i lavoratori dipendenti e pensionati. Queste detrazioni valgono da sole 56.8 miliardi di euro e ne usufruiscono oltre 28 milioni di italiani. La fetta maggiore delle agevolazioni è stata assorbita dagli sconti fiscali sui redditi da lavoro dipendente e pensione, che valgono 56.8 miliardi di euro l’anno. Le detrazioni, da sole, valgono 37.7 miliardi e riguardano 28.3 milioni di italiani (1.332 euro pro capite) seguite dagli sconti sui contributi (9 miliardi), e dalla tassazione separata del Tfr e della liquidazione (4,6 miliardi). La manovra prevede anche una «tassa» contestatissima, superiore ai 200 euro, che verrà applicata sugli eventuali ricorsi al giudice del lavoro per vertenze in materia di licenziamenti, contratti o mobbing in azienda. Quanto alle ultime generazioni, il forfettone al 5% per i giovani che aprono un’attività potrà essere utilizzato fino al 35esimo anno di età senza il vincolo dei quattro anni di durata. PENSIONI Sulle pensioni più ricche scatta, dal 1° agosto e fino al 31 dicembre 2014, un prelievo straordinario: del 5% sugli importi superiori a 90 mila euro lordi l’anno e fino a 150 mila euro, del 10% per la parte eventualmente eccedente. Infine viene limitato per gli anni 2012 e 2013 l’adeguamento degli assegni al costo della vita. Si salvano solo le pensioni fino a tre volte il minimo, cioè non superiori a 1.402.29 euro al mese, per le quali resta l’indicizzazione al 100%, che invece scende al 70% sulle pensioni fra 3 e 5 volte il minimo (non superiori a 2.337,15 euro). Nessun adeguamento invece per gli importi maggiori. Dal 2013 ci vorranno 3 mesi in più per ottenere il pensionamento di vecchiaia, dal 2016 al 2030 ne serviranno 4, dal 2030 al 2050 si scende di nuovo a 3 mesi. Per coloro che maturano 40 anni di contributi si parte invece già l’anno prossimo quando la decorrenza del pensionamento verrà posticipata di un mese. Il posticipo è di due mesi per coloro che maturano il requisito nel 2013 e di 3 mesi se i 40 anni di contributi si raggiungono a decorrere dal primo gennaio 2014. Tutto resta invariato per chi matura il requisito entro il 2011.