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Tagli alla casta Una commedia all'italiana

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La crisi e la casta ovvero il dramma e la commedia all'italiana. Cominciamo dalla prima, la crisi. L'attacco speculativo all'Italia ed all'euro rendono ancora più evidente la pigrizia che sembra attraversare la nostra classe politica quando si tratta di approvare i tagli agli sprechi ed ai privilegi della casta. Mentre la drammaticità dell'andamento dei mercati, l'altalena della Borsa, la differenza tra i tassi dei titoli di Stato italiani ed i Bund tedeschi si allarga e tengono il Paese con il fiato sospeso, le vicende della riduzione dei privilegi in politica - viste da vicino - ci riportano ad un clima da commedia con la riforma dei costi della politica spesso annunciata e mai realizzata. L'altra faccia di questo luglio italiano 2011 sembra uscire da uno sketch di Raimondo Vianello e di Ugo Tognazzi di tanti anni fa, quello del falegname della Val Clavicola. Tognazzi, nome in commedia Luison Borbottin, sta picchiettando un grosso tronco di legno quando Vianello gli si avvicina e gli chiede: «Da questo legno lei cosa ricava? Un mobile intarsiato?» E lui di rimando: «Mistero!» «Un vaso scolpito?» «Sheridan». «Insomma cosa ricava?» «Stuzzicadenti». «Chissà quanti milioni di stuzzicadenti lei ricava da questo tronco?» «Uno». «Un milione?» «No, uno, uno stuzzicadenti. Ci lavora tutta la famiglia, pezzo unico. È un lavoro che ci tramandiamo di padre in figlio». La politica italiana da diversi anni a questa parte sembra avere con la riduzione dei propri privilegi lo stesso rapporto del falegname Tognazzi con il tronco: si parte dal grande ma poi esce fuori uno stuzzicadenti o giù di lì. Questa paralisi ad autoriformarsi, purtroppo, produce un continuo aumento della sfiducia nella politica che dovrebbe essere forte proprio in congiunture difficili come quella che sta attraversando l'Italia. La nostra classe dirigente sembra non capire che non autoriformarsi indebolisce la sua credibilità ed il suo consenso ma soprattutto fa scemare ancor di più la fiducia degli italiani nella politica che, bene o male, resta l'unico strumento di governo in una democrazia moderna ed occidentale. L'occasione persa di votare, alcuni giorni fa alla Camera, sì alla proposta di legge dell'Italia dei valori per l'abolizione delle province è soltanto l'ennesima occasione mancata di una commedia che ormai non diverte più gli italiani. Anche perché, come ricordava proprio Il Tempo pochi giorni fa, andando a scartabellare tra le proposte di alcuni parlamentari in questa Legislatura, si trovano pure proposte di istituzione di nuove province. A noi ha colpito quella della Valcamonica, firmata dal leghista Davide Caparini e da altri parlamentari. In un passaggio del testo si legge: «Nel 1291 in Valcamonica fu imposta la reggenza di Ottolino da Cortenuova, seguita da quella di Maffeo Visconti, duca di Milano, e nel 1312 l'imperatore Enrico VII nominò vicario di Valle Cangrande della Scala. Pochi anni dopo il potere ripassò ai Visconti che lo mantennero, anche se non ininterrottamente, a lungo». Ma il punto forse più interessante è quando i promotori si interrogano sull'utilità delle Province. «Quando si avvia il dibattito sulla possibile istituzione di una nuova provincia - si legge nel testo - la prima domanda che l'opinione pubblica si pone è se il nuovo ente sia proprio utile e quali vantaggi comporterà la sua istituzione. Il dibattito, in fondo, ha molti punti in comune con quello (mai definitivamente tramontato a partire dal varo della Costituzione) sull'utilità dell'ente provincia nell'organizzazione del nostro Stato. Il legislatore sembra aver messo un punto fermo sulla questione con la legge costituzionale n. 3 del 2001, nel momento in cui ha sancito che "la Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato". Con questa affermazione di principio è stato definitivamente sancito il ruolo di rappresentanza territoriale delle province e, di rimando, è stato riconosciuta loro l'esercizio di una funzione non sostituibile». E poi ci meravigliamo se non le aboliscono...

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