Niente di nuovo sotto il sole nero americano per quanto riguarda un accordo sul debito.
Mai repubblicani hanno ribadito le loro posizioni, e lo stesso Obama ha riconosciuto che un accordo «non è vicino». Democratici e repubblicani continuano a condividere la necessità di evitare la bancarotta, che avrebbe conseguenze drammatiche non solo per l'economia americana. Ma restano divisi in termini apparentemente inconciliabili sulla ricetta da seguire. Obama, che 72 ore fa aveva lasciato seccato il tavolo delle trattative («quando è basta è basta»), ieri ha convocato una conferenza stampa alla Casa Bianca per rilanciare il suo messaggio: siamo pronti «a un accordo grosso», di grande portata, una manovra «capace di stabilizzare la finanza americana per dieci anni, se non di più». Ma per raggiungere questo obiettivo - ha sottolineato il presidente - è necessario che «i repubblicani presentino un piano serio», e la smettano di avere «posizioni ideologiche». Questo tipo di rigidità non solo impedisce di arrivare a un'intesa, ma espone il Paese a un rischio che l'America non può permettersi di correre. «Il tempo stringe - ha ammonito Obama -. E anche se gli Stati Uniti non sono nella situazione della Grecia o del Portogallo, abbiamo 24-36 ore di tempo» per un accordo. Ma il piano repubblicano finora proposto non è accettabile: «la nozione in base alla quale noi dovremmo approvarlo e non chiedere niente ai più ricchi non mi sembra seria», ha detto Obama. «Non appoggerò 2.400 miliardi di tagli senza entrate fiscali aggiuntive». È tempo di fare «sacrifici condivisi». Coloro che siedono al tavolo delle trattative - ha aggiunto - continuano ad affrontare la partita «irrigiditi in posizioni ideologiche». Senza rendersi conto che «l'80% degli americani accetta l'idea di un accordo basato tanto sull'innalzamento del debito quanto su un aumento delle tasse». Dal canto loro, i repubblicani hanno ribadito che spetta a Obama presentare un «piano serio». «Abbiamo chiesto al presidente di fare da guida, gli abbiamo chiesto un piano, non un discorso - ha dichiarato (prima della conferenza alla Casa Bianca) lo Speaker della Camera, John Boehner -. Un piano vero. Lui non lo ha fatto. Noi sì». Le posizioni restano lontane. Non è chiaro quando le parti torneranno a rivedersi, tanto più che l'idea di un vertice a Camp David nel fine settimana è rientrata. Ma la scadenza del 2 agosto si avvicina, lo sanno tutti.