Prezzi in salita e arriva la stangata sulle vacanze
Iltermometro dell'Istat certifica così le stime diffuse due settimane fa e rileva rialzi concentrati su prodotti e servizi legati al periodo estivo, dai campeggi agli stabilimenti balneari. Aumenti cui si aggiunge anche il caro-carburanti, con benzina e gasolio che fanno schizzare le spese per i trasporti, in particolare i prezzi di biglietti per aerei e traghetti. Ma l'inflazione si fa sentire anche sui consumi quotidiani, con aumenti record per gli alimentari, ai massimi da oltre due anni, e per la spesa di tutti i giorni (+3,5%). I consumatori commentano con allarme l'accelerazione dell'inflazione, e stimano una stangata sui vacanzieri, che solo per raggiungere la meta scelta pagheranno il 15% in più sul 2010. Se infatti su base mensile l'Istat rileva diminuzioni per i prezzi di tutti i carburanti, su base annua si registrano ancora crescite a doppia cifra sia per la verde (+11,9%) che per il diesel (+14,0%). Si tratta di rialzi che si riflettono direttamente sui trasporti (+6,1%), specialmente su traghetti (+52,8%), aerei (+13,8%) e treni (+8,4%). E non solo costa di più spostarsi, lievitano anche i prezzi del soggiorno. In un mese i campeggi sono saliti del 14,4% e gli stabilimenti balneari del 3,5%. Chiuso giugno, si guarda già a luglio, che promette di essere «caldo» anche sotto il profilo prezzi, con l'avvicinarsi della stagione «alta» per le vacanze e i rialzi delle quotazioni di carburanti già accumulati. Ieri è anche iniziato lo sciopero dei gestori a marchio Eni/Agip (con adesione sopra il 70%). Uno stop che anticipa il fermo dei distributori del 27 e 28 luglio, contro cui è tornata a pronunciarsi l'Up, considerandolo «una scelta non in linea con gli interessi dei consumatori». E se l'Istat lancia l'allarme prezzi, il Cnel lancia quello disoccupazione. Secondo l'analisi contenuta nel rapporto sul «Mercato del lavoro 2010-2011» presentato ieri, i giovani che non lavorano né studiano, sono circa il 28,8% solo nella fascia tra i 25-30 anni, mentre sono in crescita gli «scoraggiati». Non solo, ma la recessione ha anche inciso sul passaggio dai contratti a termine a quelli a tempo indeterminato. «Prima della crisi - si legge nello studio - quasi il 31% dei giovani con contratto temporaneo passavano l'anno successivo ad un lavoro permanente, contro poco più del 22% attuale».