Manovra, via libera del Senato Venti miliardi dai tagli ai bonus fiscali

Il governo incassa la fiducia di palazzo Madama sulla manovra economica per il pareggio di bilancio nel 2014. Il decreto, dopo un esame lampo al Senato, passa all'esame della Camera che lo licenzierà definitivamente domani. I voti favorevoli sono stati 161, i contrari 135 e 3 gli astenuti. «Chi fa una manovra come questa vuole il bene del Paese - ha detto il ministro dell'Economia Giulio Tremonti nel suo intervento - ma non ci può essere una politica italiana diversa da quella europea. La soluzione è politica o non è, è comune in Europa o non è. E la politica non può più sbagliare».  TAGLI La stretta della manovra fiscale si abbatte sulla famiglia con tagli su asili nido, nuclei con figli e spese mediche. Il taglio lineare del 5% per il 2013 e del 20% a partire dal 2014 toccherà tutte le 483 agevolazioni fiscali anche quelle per le famiglie. Per rafforzare la manovra il governo ha deciso di far entrare subito nel decreto il taglio di tutte le agevolazioni fiscali con l'obiettivo di recuperare un gettito pari a regime a 20 miliardi (4 miliardi nel 2013 e 20 miliardi a partire dal 2014). In pratica, la stretta verrà prima adottata ma potrebbe essere rimodulata se entro il 30 settembre 2013 il governo eserciterà la delega con la riforma fiscale. Tra le altre detrazioni e deduzioni che subiranno il taglio lineare anche quelle per il risparmio energetico, le ristrutturazioni edilizie, il terzo settore e le Onlus, l'Iva, le accise e i crediti d'imposta. MANOVRA Complessivamente l'importo della manovra finanziaria è lievitato arrivando a 79 miliardi. A sorpresa, viene anticipato l'ingresso del ticket sanitario. Si pagheranno 10 euro per le visite specialistiche e 25 euro per il codice bianco al pronto soccorso. Quanto alle pensioni chi ha 40 anni di contributi andrà in pensione un mese più tardi già a partire dal 2012, due mesi dopo nel 2013 e tre nel 2014. Previsti anche tagli alle cosiddette rendite d'oro con un prelievo del 5% sulle pensioni superiori ai 90 mila euro l'anno e del 10% per chi supera i 150 mila euro. CAPITOLO DEPOSITO TITOLI Chi ha azioni, obbligazioni o titoli di Stato subirà un prelievo di 34,20 euro fino a 50 mila euro, 70 fino a 150 mila, 240 tra 150 e 500 mila, 680 oltre i 500 mila. C'è anche un capitolo che riguarda i costi della politica. I piccoli comuni dovranno associarsi già dal 2011 per l'espletamento di almeno due funzioni fondamentali loro spettanti dall'attuale legge. Entro il 2012 dovranno esercitare in forma associata quattro funzioni fondamentali ed entro il 2013 tutte e sei le funzioni fondamentali loro spettanti.   NAPOLITANO Un nuovo richiamo all'unità è arrivato dal Capo dello Stato Giorgio Napolitano che ha chiesto anche per il futuro "altre prove di coesione", ponendo l'accento sull'esigenza di contrastare l'instabilità finanziaria coniugando interventi di riduzione del debito e misure per la crescita. Al rientro dopo l'incontro con il primo ministro croato Jadranka Kosor, a Zagabria, il capo dello Stato si è informato con i suoi collaboratori sulle ultime novità in Italia. Il suo portavoce gli ha dato allora la notizia del via libera di Palazzo Madama al decreto. "E' già in commissione alla Camera, e in fotocopia sarà varata domani dalla Camera", ha sottolineato il ministro degli Esteri Franco Frattini, che accompagna Napolitano nella visita di Stato. A quel punto Napolitano ha commentato, riferendosi ai tempi rapidi del passaggio parlamentare: "E' un miracolo". REAZIONI  Oggi anche il presidente del Senato Schifani ha ringraziato per «il senso di responsabilità» le opposizioni. Queste però pur rivendicando questo «senso dello Stato», con i capigruppo al Senato Anna Finocchiaro (Pd), Giampiero D'Alia (Udc) e Felice Belisario (Idv) hanno criticato i contenuti della manovra. Con il passar delle ore emergono i contenuti del decreto che colpisce le fasce sociali già in difficoltà, e cioè i lavoratori dipendenti e i pensionati, quelli che dovrebbero sostenere i consumi interni, che sono invece stagnanti. Stefano Fassina, responsabile economia del Pe, ha definito «vergognosa» la manovra che non ha nemmeno sfiorato i grandi patrimoni e le rendite finanziarie: «siamo responsabili, ma non corresponsabili», ha detto il vicesegretario Enrico Letta, che in questi giorni ha intessuto tutti i rapporti istituzionali. Parole che lasciano capire come il clima di coesione non durerà, perchè sono troppo diverse le ricette per il Paese. E infatti lo stesso Letta e Antonio Di Pietro hanno rilanciato la richiesta che dopo la manovra Tremonti e tutto il governo di dimettano e si vada alle le urne o, secondo Letta, a un governo dei verso. Richieste respinte dal Pdl, per il quale in particolare un governo tecnico metterebbero in mano alla speculazione.