"Banche solide e governo stabile"

Dopo un silenzio durato due giorni, il premier Berlusconi affida a una nota il tentativo di tranquillizzare gli animi. «Le nostre banche sono solide e al riparo dai colpi che grandi istituti bancari esteri hanno dovuto subire. La nostra economia è vitale. Può contare sulla capacità innovativa dei nostri imprenditori, sulla laboriosità dei nostri lavoratori, sul senso di responsabilità delle parti sociali» scrive Berlusconi. Poi aggiunge: «La crisi di fiducia che si è abbattuta in questi giorni sui mercati finanziari colpisce anche l'Italia, ma la minaccia riguarda tutti, riguarda la moneta comune, il segno più concreto dell'unità dell'Europa. Le autorità europee e i governi nazionali sono impegnati a fondo per sventare il pericolo di un regresso che ci riporterebbe indietro di venti anni. Siamo in prima fila in questa battaglia». Ammette che «per noi, per l'Italia, è un momento certo non facile» ma rivendica anche «la nostra capacità di mantenere i conti sotto controllo dopo lo scoppio della crisi finanziaria nel 2009», che è stata «superiore a quella di altri Paesi». Secondo il premier «gli interventi in discussione in Parlamento accelerano la riduzione del debito. Già quest'anno porteremo il saldo primario in significativo attivo. La crisi ci spinge ad accelerare il processo di correzione in tempi rapidissimi, a rafforzarne i contenuti, a definire compiutamente i provvedimenti ulteriori volti a conseguire il pareggio di bilancio nel 2014». Insomma, «occorre eliminare ogni dubbio sulla efficacia e sulla credibilità della correzione, ma occorre anche operare per rimuovere gli ostacoli che frenano la crescita della nostra economia. Abbiamo l'Europa al nostro fianco». Inoltre «il governo è stabile e forte, la maggioranza è coesa e determinata». Dunque, continua il premier, «dobbiamo essere uniti, coesi nell'interesse comune, consapevoli che agli sforzi e ai sacrifici di breve periodo corrisponderanno guadagni permanenti e sicuri». Se il segretario del Partito democratico, Pier Luigi Bersani, chiede che dopo la manovra il governo vada via e assicura che «noi per l'Italia facciamo la nostra parte. Ma non credo che Berlusconi sia un elemento di fiducia né per l'Italia né per il contesto internazionale», Famiglia cristiana va giù dura. La rivista in un editoriale sul suo sito web si chiede dove sia finito Berlusconi. «Per vent'anni questo Paese è stato invaso da Silvio Berlusconi. A colazione, pranzo e cena. In tv, allo stadio e in politica. Al G8 e sui giornali di gossip. Un diluvio. Un'overdose. Oggi la stampa italiana, per una volta unanime, chiede al Cavaliere una cosa sola: di farsi vedere, battere un colpo, dire qualcosa. Mostrare al mondo, insomma, che l'Italia ha ancora un primo ministro». Posizione simile a quella del presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti (Pd): «L'Italia è sotto attacco della speculazione mondiale. Ci sarebbe bisogno di un governo che governa e di un presidente del Consiglio che va in tv a rassicurare il mondo. Invece Berlusconi è sparito, ogni tanto manda qualche riga di comunicato. È una vergogna».