Attacco schivato. Il sistema Italia tiene

Attacco schivato. Il sistema Italia ha tenuto. La speculazione che per 48 ore ha messo alle corde la Borsa di Milano e i titoli di stato è stata costretta a ripiegare. Non ha alzato bandiera bianca si intende. Ma il risultato finale di Piazza Affari che ha contabilizzato un onorevole +1,18% segna la vittoria del primo round nella partita globale della speculazione. Milano è stata la migliore piazza d'Europa. Gli investitori sono tornati. Hanno comprato e dato fiducia, dissipando il «panic selling». Ovvero l'ansia che prende chi opera sui mercati finanziari quando gli indici vanno in rosso a velocità folle. A rasserenare gli animi è stata l'asta dei Bot da 6,5 miliardi che è stata integralmente sottoscritta da investitori italiani e, in parte anche da quelli esteri. Un'emissione che ha allentato la tensione sul mercato dei titoli di Stato. Altri segnali positivi sono poi arrivati dalla manovra economica che sembra avviarsi a una rapida approvazione e dall'euro-vertice straordinario in programma venerdì prossimo e dal quale arriveranno strategie e annunci stabilizzanti. Per un giorno, dunque, la speculazione ha lasciato la presa sull'Italia permettendo alla Borsa di Milano, unica positiva tra la maggiori d'Europa, un parziale recupero dopo il «lunedì nero». La giornata era partita però con nuovi accenni di panico e con Piazza Affari che perdeva oltre il 4% e i titoli bancari ancora nel ciclone delle vendite. Poi un primo recupero giudicato «naturale» per i prezzi giunti vicino ai minimi storici per diversi grandi titoli, specie quelli del comparto del credito bersagliati da crolli senza precedenti nei giorni scorsi. Successivamente una seconda risalita grazia all'attesa asta dei Bot, che ha dovuto concedere rendimenti in forte rialzo dal 2,1% fino al 3,67% ma che ha registrato una discreta tenuta della domanda. Una spinta alla ripartenza dei valori, assecondata dai fondi e dalle Sicav italiane, che hanno comprato a mani basse titoli e azioni. Così l'indice Ftse Mib della Borsa milanese è cresciuto dell'1,18% nel finale e il Ftse All Share dell'1,08%, con titoli come Unicredit saliti del 5,89%, Monte dei Paschi del 5,20% e Intesa SanPaolo del 3,34%. Molto bene Fiat (+3,65% anche sui dati positivi delle vendite di veicoli commerciali in Russia) e in rialzo Parmalat (+2,50%) dopo la nomina del nuovo amministratore delegato. Pochi movimenti sui titoli coinvolti dalla sentenza Lodo Mondadori: Cir è salito dell'1,20%, Mediaset dello 0,69%. Sostanzialmente è tornato il sereno. Almeno per ora. Ai mercati ha fatto bene anche l'evoluzione della situazione politica: Tremonti rientrato a Roma dalla riunione dell'Ecofin prima della chiusura dei lavori «per chiudere il Bilancio dello Stato» e i suoi incontri con maggioranza, opposizione e presto Regioni. Ma anche la disponibilità delle minoranze in Parlamento di accelerare il percorso della manovra. La previsione di un'approvazione dell'intero pacchetto economico entro venerdì, in largo anticipo sull'avvio della nuova settimana dei mercati finanziari. Lo spartiacque della giornata è stata però l'asta di Bot da 6,75 miliardi di euro che ha segnato un deciso aumento dei rendimenti (saliti al 3,67% dal 2,147% precedente) ma anche un rapporto fra domanda e offerta pari a 1,55 contro quota 1,71 dell'asta precedente. Una situazione che ha riportato a livelli accettabili lo spread tra i Btp decennali e il corrispettivo Bund tedesco, scendendo fino a 287 punti base contro i 337 della vigilia. Un raffreddamento che si è esteso a tutti i paesi Ue. Ieri nella serata i decennali portoghesi hanno registrato una discesa del loro rendimento di quasi 100 punti base, quelli greci dei 27 punti, quelli spagnoli di 17. Evidente anche la riduzione dei rendimenti anche nei titoli a cinque anni: -94 punti per i bond portoghesi, -20 per quelli spagnoli, -14 per quelli italiani. Questi elementi e le rassicurazioni giunte dalla riunione dell'Ecofin sull'impegno ad affrontare «l'emergenza debito» hanno fatto riprendere fiato anche all'euro, che ha rivisto scambi a 1,40 dollari. Sul finire del mercato in Europa, la moneta unica è infatti risalita a questa quota simbolica dopo essere piombata durante la mattinata fino a un prezzo di 1,3837 dollari, sui minimi degli ultimi quattro mesi. Speculazione battuta solo per poco però. Ieri in serata nuove nubi si sono addensate sulla moneta unica grazie all'agenzia internazionale di rating Moody's che ha tagliato il rating dell'Irlanda a «junk», spazzatura, con prospettive negative. Il voto è stato abbassato a Ba1 da Baa3. «Le prospettive restano negative» ha spiegato Moody's che però sottolinea la diversità della situazione italiana: «Roma meglio di Dublino e non ai livelli di Grecia e Portogallo». Insomma la tregua sembra già finita. Da stamattina le borse sono di nuovo sull'ottovolante.