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Vendere tutto il patrimonio pubblico: immobiliare e non

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Difronte a questi dati, c'è una sola cosa da fare: vendere tutto il patrimonio pubblico, mobiliare e immobiliare, che non sia strettamente essenziale allo svolgimento delle attività che solo le amministrazioni pubbliche possono svolgere, come hanno suggerito anche gli economisti Roberto Perotti e Luigi Zingales in un intervento sul Sole24Ore di ieri. Si tratta di recuperare 140 miliardi con un risparmio di circa 5 miliardi di interessi l'anno. Perotti e Zingales hanno fatto un rapido calcolo di quanto si potrebbe ricavare dalla privatizzazione delle maggiori aziende: Eni, Enel, Poste, Ferrovie, Finmeccanica, Fintecna, Cassa depositi e prestiti, Rai. Queste privatizzazioni (e quelle di molte altre partecipate) non solo ridurrebbero la spesa per interessi, ma darebbero un segnale molto forte ai mercati e agli italiani, e toglierebbero il terreno sotto i piedi al clientelismo, all'inefficienza e alla corruzione. Lo stato potrebbe conferire le sue proprietà in uno o più fondi privati che gli pagherebbero immediatamente l'80% del valore stimato (finanziandosi con debito), pagando poi il resto a vendite avvenute. Non solo. Il patrimonio edilizio, secondo una stima recente fatta da Ibl-Magna Carta, vale almeno 400 miliardi di euro mentre le attività della galassia delle municipalizzate sono stimate attorno ai 100 miliardi: tenendo conto dei debiti e di un possibile sconto di mercato, si possono raccogliere circa 30 miliardi.

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