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Sulla "salva-Fininvest" la Sinistra va all'attacco

Pierluigi Bersani

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C'è chi se l'aspetta, chi ci starebbe pensando e chi è già pronto a dare battaglia. Fatto sta che l'eventuale norma salva-Fininvest accende lo scontro tra i poli. Dopo la sentenza con cui la seconda sezione civile della Corte d'Appello di Milano ha condannato la holding del Biscione a versare 560 milioni di euro alla società della famiglia De Benedetti per la vicenda del Lodo Mondadori, la rissa era inevitabile. «La norma» per sospendere l'esecutività delle sentenze non definitive «è sacrosanta, ma ritengo sia stato inopportuno inserirla nella manovra e continuo a ritenere inopportuno ripresentarla in questo momento, perché si presterebbe a forti critiche per il fatto di essere stata presentata in relazione al processo Fininvest-Cir per la vicenda del lodo Mondadori», spiega l'avvocato e deputato del Pdl Maurizio Paniz, che aggiunge: «Gli avvocati della Fininvest hanno già strumenti normativi che possono utilizzare per chiedere alla Corte d'Appello e alla Cassazione di sospendere l'esecutività della sentenza, considerato il danno che ne deriverebbe per il sistema finanziario e per i risparmiatori. Invece - osserva - un'ulteriore norma in questo momento forse non è così indispensabile come si può pensare e si esporrebbe molto in fase di stesura del testo alla utilizzazione per questo caso specifico, con le conseguenti critiche che ne deriverebbero». Ma, precisa ancora Paniz, la norma serve «nel panorama normativo italiano, perché mi è capitato non poche volte che dei clienti condannati in primo o secondo grado e successivamente assolti, si siano trovati nell'impossibilità di recuperare quanto pagato. Se avessimo fatto questa legge due o tre anni fa nessuno avrebbe avuto niente da dire. Ma adesso si esporrebbe a rilievi critici». Netta anche la deputata Anna Maria Bernini (Pdl): «Nell'immutato rispetto per la magistratura, non ci si può nascondere dietro a un dito ignorando la valenza sociale, politica ed economica di certe sentenze. La sentenza Mondadori in particolare rischia di dissipare capitale economico quotato in Borsa che rappresenta un asset per il Paese e di disperdere un patrimonio umano particolarmente prezioso in un delicato tempo di crisi». L'opposizione attacca. «Berlusconi si dimetta e non la butti in politica. Le sentenze e i giudici vanno rispettati e non attaccati in modo eversivo da chi non ha rispettato la legge» spiega il portavoce dell'Italia dei Valori, Leoluca Orlando. «Come ha sentenziato la Corte d'Appello, per anni il presidente del Consiglio ha approfittato di una sentenza comprata, guadagnando illecitamente del denaro sottratto ad un altro gruppo imprenditoriale - ricorda Orlando - L'Italia dei Valori vigilerà affinché in Parlamento non sia presentata l'ennesima norma ad personam, come minacciano di fare i pretoriani di Berlusconi: 27 milioni di italiani hanno già detto un secco no alle leggi fatte solo nell'interesse del premier e non dei cittadini». Per il segretario del Pd Pierluigi Bersani «i mercati italiani e internazionali valuteranno questa vicenda come va valutata. Tutto è avvenuto a seguito di un caso di corruzione conclamata e punita. Questo vedrà il mondo, non vedrà grandi complotti. Questa di certo non è una cosa che fa bene al Paese, il presidente del Consiglio che finisce in guai simili non è un buon testimonial». Dal canto suo, il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto tenta di placare gli animi: «Domani (oggi, ndr) a mercati aperti, ci auguriamo un generale senso di responsabilità. Esso deve riguardare tutti, maggioranza e opposizione. La maggioranza deve evitare polemiche interne che vanno superate a tutti i costi. L'opposizione, per parte sua, dovrebbe cercare di superare la ripetizione ossessiva di questo appello alle dimissioni del governo che, se ottenute davvero, farebbero solo la gioia della speculazione internazionale, compresa quella che opera in Svizzera e che ha imprese editoriali in Italia. Nella sostanza nessuno può cancellare che il governo Berlusconi ha fatto moltissimo per proteggere l'Italia dalla speculazione internazionale, lo ha fatto al punto da adottare una linea di assoluto rigore che ha pagato con la sconfitta elettorale alle amministrative».

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