Dopo Mirabello Angelino non può far a meno degli An
I numeri parlano chiaro: circa 15mila presenze, con il pienone di venerdì per l'intervento di Angelino Alfano, 200 volontari all'opera, tra le 7 e le 8mila persone ospitate dal ristorante. Sono le cifre dei quattro giorni della festa della Libertà di Mirabello. Organizzata a tempo di record, se n'è cominciato a parlare solo dopo le amministrative, in un luogo simbolo della destra italiana: qui Almirante annunciò che il suo successore sarebbe stato Gianfranco Fini. E lo fece un po' per caso e un po' per omaggio a Danila, la mamma dell'attuale presidente della Camera, che era nata proprio in questo paesino della bassa ferrarese, famoso solo per l'invasione di zanzare. E qui, un po' ad ulteriore omaggio, Fini tutti gli anni teneva il suo primo discorso alla ripresa delle vacanze agostane: non a caso nella piccola piazza tenne il suo intervento l'anno scorso dopo un mese di silenzio e di duri attacchi sulla casa di Montecarlo. Il Pdl se ne riappropria per volontà di Maurizio Gasparri e Ignazio La Russa. E qui Alfano ha tenuto il suo primo discorso dopo il consiglio nazionale che lo ha incoronato segretario del partito. Non è un caso. In politica i simboli hanno un loro significato. Significa che Alfano, proprio mentre va aprendo la stagione del superamento del 70% agli ex Fi e il 30% agli ex An, deve ripartire da questi ultimi se vuole un partito organizzato e strutturato sul territorio. Perché la vecchia componente di maggioranza relativa di via della Scrofa, Destra protagonista, è in questo momento l'arsenale più potente all'interno del Pdl. È un paradosso ma è così. Il segretario forzista deve appoggiarsi al pezzo più consistente degli ex An perché sono gli unici che hanno una struttura così radicata in tutte le regioni. Non a caso Gasparri-La Russa hanno voluto come vice del dipartimento delle iniziative del Pdl il loro poco più che trentenne Luca Sbardella; gli ex forzisti c'hanno messo Michela Brambilla.