Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

L'appello di Giorgio

Esplora:
default_image

  • a
  • a
  • a

IlPaese è nel mirino della speculazione, l'ondata di vendite dei titoli di Stato ha messo a rischio la stabilità del nostro sistema economico e finanziario. Come se non bastasse, la politica rimane debole: concentrata sul lodo Mondadori, le inchieste, il taglio (o l'aumento) delle Province. Ci pensa il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a richiamare tutti. Secondo un copione ormai ripetuto più volte che, non a caso, gli ha affidato la piena fiducia della stragrande maggioranza degli italiani. «Oggi più che mai dovrebbe sprigionarsi nel nostro Paese un impegno di coesione nazionale di cui c'è bisogno per affrontare le difficili prove all'ordine del giorno» ha detto il Capo dello Stato durante le celebrazioni del centenario del palazzo del Viminale. Il presidente della Repubblica ha parlato a braccio, alla fine della cerimonia a cui erano presenti il ministro dell'Interno Roberto Maroni e numerosi suoi predecessori. Ha parlato anche in veste di ex ministro dell'Interno e a chiusura dell'intervento ha ripreso l'appello ad agire in modo unitario di fronte ai problemi posti dalle «turbolenze dei mercati». «Complimenti vivissimi ai miei vecchi colleghi. Cerchiamo - ha detto Napolitano - di dare una mano anche al di fuori di questo Palazzo. Ma credo che sia nostro sforzo comune e che, ha fatto bene a dirlo la dottoressa Marcegaglia, sia parte integrante di un impegno che più che mai dovrebbe sprigionarsi in questo momento nel nostro Paese, nella società e nelle istituzioni, di coesione nazionale di cui c'è indispensabile bisogno per affrontare e superare le difficili prove che già sono all'ordine del giorno». L'appello di Napolitano viene accolto da maggioranza e opposizione che presto torneranno a confrontarsi sulla manovra economica. «Non possiamo che condividere le parole con cui il Capo dello Stato Giorgio Napolitano ci invita ad affrontare, tutti insieme, le sfide del presente e del futuro. È chiaro che l'Italia è sotto attacco, per questo è importante approvare prima possibile la manovra per dare un segnale ai mercati» spiega il vicepresidente della Camera, Maurizio Lupi. Si fa sentire anche il capogruppo dell'Idv Antonio Di Pietro: «Siamo sull'orlo della bancarotta economica e della distruzione del Paese. È per queste ragioni che le opposizioni responsabili non si limitano a stare alla finestra o a gioire. Le opposizioni si assumono le responsabilità di una manovra economica che metta l'Italia in condizione di salvarsi prima che sia troppo tardi», sottolinea il leader Idv. Ma anche il governo, avverte, deve fare la propria parte, rinunciando all'idea di porre la questione di fiducia sulla manovra: «L'opposizione responsabile deve impegnarsi a modificare questa manovra tenendo come punto di riferimento la stabilità finanziaria e i parametri indicati dall'Europa, ma un governo responsabile deve capire che ha commesso un errore grave mettendo in piedi una simile manovra e deve umilmente mettersi a disposizione del Paese e anche delle proposte delle opposizioni se vuole salvarlo». Netto anche il ministro della Gioventù, Giorgia Meloni: «Mi trovo perfettamente d'accordo con il presidente della Repubblica sul tema della coesione nazionale. La politica italiana non sempre ha questa capacità di anteporre l'interesse complessivo della Nazione agli interessi di parte». Un appello ai suoi colleghi arriva da Giuseppe Fioroni. Il Pd deve presentare emendamenti «profondamente condivisi» con tutte le opposizioni, anche rinunciando a qualche propria istanza, perché in questo modo si renderà evidente «l'alternativa di governo». Rosy Bindi (Pd) assicura: «Non faremo cadere nel vuoto l'invito del presidente Napolitano a un impegno di coesione nazionale. Il Pd ha sempre perseguito l'interesse generale del Paese e difeso la credibilità internazionale dell'Italia e lo farà anche in questa fase così delicata». Ma il leader della Lega, Umberto Bossi, attacca: «Noi siamo coesi, la maggioranza è coesa, troviamo sempre l'accordo alla fine. È chiaro che l'opposizione la coesione la fa a suo modo, facendo la guerra. Come si fa a dire all'opposizione di dirsi d'accordo col governo? È più facile a dirsi che a farsi». Dal canto suo Walter Veltroni (Pd) avverte: «Dopo il contributo dell'opposizione è necessario un nuovo governo».

Dai blog