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La speculazione assalta l'Italia

Un operatore finanziario alla Borsa di Milano

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Italia sotto attacco. Non con granate e bombe certo, ma con più subdoli ed efficaci flussi di denaro che escono dal Paese. I grandi operatori di investimento internazionale, infatti, vendono a mani basse i titoli dello Stato italiano. E l'effetto è sui monitor con grafici che segnalano l'allargamento improvviso della differenza di rendimenti tra il Btp (Buono del Tesoro Poliennale) e il titolo guida del mercato europeo: il roccioso Bund. Ieri lo spread (così è detto nel termine tecnico il differenziale) ha raggiunto il massimo valore da quando è nato l'euro: 247 punti base. Il Btp insomma rende, se comprato, ieri il 5,37%. Il massimo dal marzo del 2002. Non è una buona notizia per i risparmiatori abituati a tassi di remunerazione miseri dei titoli del Tesoro. Le due spezzate che si rincorrono, la prima dei Btp e la seconda dei Bund, rappresentano il termometro della credibilità internazionale dell'Italia sui mercati finanziari. Più le linee si divaricano minore è la fiducia nel sistema Paese e maggiore è il tasso che bisogna riconoscere a chi vi investe. Quindi chi compra chiede un premio per il rischio che si assume. Il problema è che i tassi più alti sono extracosti che si scaricano sul bilancio pubblico italiano. Già gravato da un fardello di interessi passivi enormi. E che potrebbe crescere ancora. L'unica salvezza per ora è che le aste di emissione sono rarefatte in questo periodo, dunque costi così alti sono, per ora solo sopportate negli scambi tra gli intermediari. La bufera sugli spread ha condizionato ovviamente tutti gli altri mercati finanziari. In particolare quello della Borsa di Milano che ha pagato un dazio pesante. L'indice Ftse Mib ha chiuso in calo del 3,47%, scendendo sotto i 19.000 punti ai minimi dal luglio 2010. Ad aggiungersi alle preoccupazioni degli operatori i timori per gli imminenti risultati degli «stress test» europei (la resistenza dei bilanci bancari) che hanno sprofondato le banche. Unicredit è stata la più colpita fra le banche con un calo del 7,85% dopo perdite dell'8%. Una situazione che ha attivato le difese della Consob con un monitoraggio sulla borsa, in particolare bancari e assicurativi. L'ipotesi è quella di una reazione degli operatori «probabilmente eccessiva» ma non è lontano dalla realtà una pressione speculativa che ha individuato una frattura di sistema, una crepa, nella gestione degli ordinativi di acquisto. Mani forte si sono messe all'opera per comprare puntando sul massimo ribasso. Alcuni trader anonimi, citati dall'agenzia Reuters, hanno parlato specificamente di un «attacco all'Italia». La pioggia di vendite è proseguita tuttavia indisturbata sui titoli del debito pubblico: lo stallo europeo sul nuovo salvataggio necessario per la Grecia ha fatto salire i timori di contagio, facendo impennare gli spread di Irlanda e Portogallo sopra i 1.000 punti mentre l'euro è sceso e sfiorato gli 1,42 dollari. A pesare è stata l'incertezza del quadro politico che metterebbe in forse - si sostiene - la messa in pratica della manovra, che dovrà passare dalle forche caudine del Parlamento. Benzina insomma per gli speculatori che un primo risultato per ora lo hanno quasi raggiunto. Lo spread italiano sta sempre più riducendo la distanza dalla Spagna (che viaggia a 283 punti base). I meno di 40 punti di distanza (erano 90 poche settimane fa) hanno fatto dire al Wall Street Journal che l'Italia «rischia di prendere l'influenza spagnola». Secondo il Wsj, «nonostante la convenzione secondo cui la Spagna è la più vulnerabile dopo Grecia, Irlanda e Portogallo, l'attenzione degli investitori si stano concentrando sempre più sull'Italia». Intanto le agenzie di rating stanno alla finestra e attendono il passaggio parlamentare che attende la manovra dei conti pubblici in Italia. Ci sono «misure interessanti», ha detto ieri Alexander Kockerbeck, analista di Moody's che ha minacciato la bocciatura del rating italiano il mese scorso. Ma c'è anche «un punto interrogativo» sulle messa in pratica delle misure annunciate, che dipende non solo da Roma ma anche da come Bruxelles riuscirà a gestire la crisi greca: «Se non si trova una soluzione e prosegue il forte allargamento degli spread - ha avvertito Kockerbeck - dovremo vedere in che misure questo impedisce la possibilità del governo di agire sul debito pubblico in Italia». È la turbolenza politica insomma a mettere la speculazione nella posizione migliore. Ma almeno per ora non sembrano esserci soluzioni. Le inchieste che lambiscono Tremonti non sono un motivo sufficiente a motivare un suo passo indietro. Una mossa che sarebbe interpretata come l'inizio di un caos politico. Tutti fermi. Sconti e regolamenti di conti rinviati a dopo la manovra. Solo fumo le indiscrezioni di ieri su un possibile allerta per l'ex eurocommissario Mario Monti pronto a sostituire in corsa, se necessario, Tremonti.

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