La rabbia di Marina Berlusconi "Non cacceremo un euro"
Sono passati poco più di due ore dal deposito della sentenza, quando nelle redazioni arriva la prima reazione. È quella di Marina Berlusconi. Il presidente della Fininvest ha parole sferzanti, dure che indicano molto di più della delusione per l'esito di una vicenda che nella famiglia Berlusconi non si pensava dovesse volgere a vantaggio di De Benedetti. C'è nella reazione della figlia di Berlusconi la preoccupazione per un esborso finanziario che avrà un impatto rilevante sulla vita della holding. Ma c'è anche la stizza di fronte alla vittoria dell'avversaro di sempre, sul piano imprenditoriale come su quello politico. La sentenza è di quelle che bruciano. «Non cacceremo un euro» sbotta a caldo la primogenita e in lei si intravede la stessa tempra imprenditoriale del padre, la stessa grinta e quella capacità di non mollare anche di fronte alle sfide più difficili. Un «caratterino» che lo stesso Berlusconi ha sempre ammirato come quando, a chi gli chiese un parere su due figli più grandi, parlò di lei come «la migliore dirigente con la gonna di Fininvest» mentre per Piersilvio si limitò a dire «è simpatico». E il premier, chiuso nel silenzio, sa che non c'è bisogno di aggiungere altre parole a quelle di Marina. «È l'ennesimo scandaloso episodio di una forsennata aggressione che viene portata avanti da anni contro mio padre», urla la primogenita del premier. Due ore dopo la Cir ribadisce la sua posizione. «Il contenzioso, relativo a fatti di oltre 20 anni fa - scrive il gruppo - riguarda una storia imprenditoriale ed è completamente estraneo all'attualità politica». Non sarà la sentenza della Corte di Appello di Milano, che ha condannato la Fininvest a pagare un congruo risarcimento alla Cir a chiudere la guerra di Segrate. Lo scontro giudiziario-finanziario, cominciato alla fine degli anni '80 tra Silvio Berlusconi e Carlo De Benedetti per il possesso della casa editrice, potrebbe durare ancora a lungo. I legali Fininvest sono già al lavoro per studiare il ricorso in Cassazione. «Siamo certi di essere assolutamente nel giusto - dice Marina Berlusconi - Dobbiamo credere che le nostre ragioni verranno alla fine riconosciute». Non manda messaggi criptici o da cifrare, ma usa parole chiarissime, nelle sue 25 righe di comunicato, Marina, 45 anni tra un mese, vicepresidente Fininvest dal 1996, da 6 presidente. Dal 2003 è presidente dell'Arnoldo Mondadori Editore. Parla di «una sentenza che sgomenta», di «incredibile gravità del verdetto», di una Fininvest «colpita in modo inaudito, strumentale e totalmente ingiusto», di «un esproprio che non trova fondamento nella realtà dei fatti, nè nelle regole del diritto», di «amara sconfitta per la giustizia», di «un quadro paradossale e inquietante». «Però - ammonisce il presidente - non ci lasciamo intimorire». Non ha dubbi che la sentenza fa parte dell'offensiva al padre. «È indiscutibile che questo attacco abbia come principali protagonisti una parte della magistratura (e della magistratura milanese in particolare) e il gruppo editoriale che fa capo a Carlo De Benedetti - dice ancora - La Fininvest viene condannata a versare una somma spropositata proprio al gruppo De Benedetti. Una somma addirittura doppia rispetto al valore della nostra partecipazione in Mondadori». «Neppure un euro è dovuto da parte nostra - ribatte - Verità e giustizia non potranno continuare ad essere calpestate e piegate a logiche inaccettabili e indegne di un Paese civile». Da parte Cir il commento si snoda su ben altri toni. Il gruppo ci tiene a precisare la cifra esatta (540.141.059,32 euro), rimarca la soddisfazione per la sentenza. Sentenza che conferma ancora una volta che nel 1991 «la Mondadori fu sottratta a Cir mediante corruzione». Ma soprattutto c'è il compiacimento di vedersi riconoscere la vittoria nella causa di controllo del gruppo Mondadori-Espresso. E il premier? Si chiude nel silenzione, disdice tutti gli impegni. L'entourage fa sapere che è furioso ed è convinto che sia in atto un piano preciso che, dopo gli attacchi giudiziari, ora punta dritto al patrimonio della famiglia. Il Pdl fa quadrato attorno al premier mentre l'opposizione gongola. Per Ignazio La Russa «è una sentenza dal sapore politico». E Denis Verdini aggiunge: «Mi domando se un risarcimento danni può valere più dell'azienda nel suo complesso. Se non è persecuzione questa...». E il ministro della Giustizia e segretario Pdl, Angelino Alfano, conferma che «il Pdl è al fianco di Berlusconi con determinazione e con affetto e sottolinea che si tratta di una decisione che, per essere definitiva, dovrà certamente avere il vaglio di altri giudici». Il capogruppo Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, parla di «ritorsione nei confronti di Berlusconi» e per il presidente dei deputati, Cicchitto «mai sentenza è stata più annunciata di questa». Dall'opposizione c'è Rosy Bindi ad intervenire: «Abbiamo la dimostrazione che quella norma inserita in Finanziaria era ancora una volta una norma ad personam e ad aziendam. Altro che norma a carattere generale...». L.D.P.