Una sinistra pechinese

A Wall Street gira una battuta: «Il denaro non dorme mai». Cosa vuol dire? Che la finanza non si cura dei problemi dei singoli, tantomeno delle collettività o degli Stati. La finanza è il distillato finissimo del capitalismo: soldi, soldi, soldi. E guadagni. Come funziona il meccanismo lo spiega da par suo a pagina 2 il nostro Marlowe, e non voglio aggiungere altro. Invece quel che desidero sottolineare, cari lettori, è che questa partitaccia riguarda tutti noi, nessuno escluso. Il debito non è una cosa astratta. E il bilancio dello Stato non è tanto diverso da quello di una famiglia. Entrate e uscite. Costi e ricavi. In questi casi, maggioranza e opposizione dovrebbero ritrovare uno spirito bipartisan. Invece quel gran genio di Bersani ha chiesto le dimissioni di Berlusconi e dell’esecutivo. Ora, bisognerebbe spiegare al segretario del Pd che se il governo casca mentre è in corso un attacco speculativo, non è che le cose migliorino, ma peggiorano. Nella concretissima Emilia, dalla quale proviene, queste cose le sanno bene. L’opposizione, in particolare la sinistra che si dice riformista, dovrebbe responsabilmente far da scudo al Paese e sottrarlo allo sciame di locuste che hanno un solo obiettivo: mangiarne i pezzi migliori e ridurre il popolo italiano nelle condizioni in cui versano altre nazioni presunte grandi. Vorrei ricordare ai professoroni dell’economia de’ noantri che il nostro debito è tutto interno, non è posseduto da banche straniere, che gli italiani sono grandissimi risparmiatori, che oltre l’80 per cento delle famiglie ha una casa di proprietà, che in più di 1700 settori industriali siamo i numeri uno, che il nostro sistema di piccole e medie imprese è eccezionale, che l’Italia, a dispetto dei declinisti, è ancora un grande Paese e può farcela. La maggioranza serri i ranghi e la sinistra sia, se ci riesce, un po’ patriottica. Proprio nell’anniversario dei 150 anni della nostra Unità siamo chiamati a dimostrare di amarlo davvero questo Paese. Se Bersani non ha altri argomenti che quello della piccola propaganda, vuol dire che anche la grande tradizione dei comunisti s’è dispersa. Berlinguer scelse l’Italia e ruppe con Mosca. Non vorrei che qualcuno abbia intenzione di consegnarci agli speculatori di Londra o Pechino.