Tremonti a Berlusconi: "Non sarò vittima del metodo Boffo"
Ci fu una discussione animata ai primi di giugno con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi sulla "politica in generale e sulla manovra di pareggio economico da fare", nel corso della quale "manifestai la mia refrattarietà ad essere oggetto di campagne stampa tipo quella 'Boffo'". È quanto riferito dal ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, ai pm di Napoli che lo hanno ascoltato lo scorso 17 giugno nell'ambito dell'inchiesta sulla P4. Durante l'interrogatorio i magistrati hanno fatto ascoltare a Tremonti la registrazione di una telefonata avvenuta il 7 giugno scorso tra il presidente del Consiglio e il capo di stato maggiore della Guardia di Finanza, generale Michele Adinolfi. LE CAMPAGNE STAMPA Con Berlusconi, spiega Tremonti ai magistrati, "ebbi una discussione (...), seguito di precedenti discorsi sulla politica in generale, sulla manovra di pareggio economica da fare, eccetera", nella quale "io e il presidente del Consiglio manifestammo posizioni diverse sulla politica di bilancio". Ad un certo punto della discussione, prosegue il ministro, Berlusconi espresse "posizioni fortemente critiche in ordine alla mia attività di ministro. Per inciso e in parallelo su alcuni settori della stampa si manifestava una tendenza, una spinta, alle mie dimissioni se non avessi modificato le mie posizioni. A questo punto, se non ricordo male, manifestai la mia refrattarietà ad essere oggetto di campagne stampa tipo quella 'Boffo'. Ciò trovava riscontro in voci di Parlamento che mi sono permesso di segnalare al presidente". "Quando parlo di metodo Boffo - precisa poi Tremonti - mi riferisco alla propalazione sui mass-media di notizie riservate e/o infondate atte a screditare chi viene preso di mira. Non alludevo dunque, come voi mi chiedete, all'utilizzazione di notizie di carattere giudiziarie e riservate per fini strumentali. Con riferimento alla vostra indagine, ne ho appreso dell'esistenza solo dai giornali".