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"Basta con i privilegi e via gli enti inutili"

Enrico Gasbarra

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Onorevole Gasbarra, prima di essere deputato del Pd è stato presidente della Provincia di Roma. Pensa che le Province siano da cancellare? «Lo Stato deve dimagrire perché sta rallentando la vita del Paese e complicando quella dei cittadini. Quindi vanno eliminati gli enti inutili: le comunità montane, le Province e altri 10 mila carrozzoni». Però pochi giorni fa il Pd si è astenuto sul provvedimento presentato alla Camera da Di Pietro per abolire le Province... «L'iniziativa dell'Italia dei Valori non era risolutiva, avrebbe semplicemente cancellato il nome Province dal titolo V e dunque non le avrebbe abolite. Tuttavia penso che votare a favore sarebbe stato un segnale importante soprattutto in questo momento in cui il Palazzo è distante dai cittadini». Quindi il Pd ha sbagliato... «Il Pd deve essere un partito riformista e alleggerire lo Stato. Siamo caduti in un errore ma possiamo correggerlo al Senato. Quel provvedimento, infatti, che potremmo integrare in modo più sostanzioso, arriverà presto a Palazzo Madama». Non crede che la manovra economica del governo doveva essere preceduta da una riduzione dei costi della politica? «Sì, sarebbe stato fondamentale. Cerco sempre di evitare la demagogia eppure ormai abbiamo superato ogni limite. Non voglio drammatizzare ma il nostro Paese si trova in una situazione economica davvero difficile. In questo contesto si doveva prevedere una dieta strettissima per il Palazzo, tanto per dimostrare che la classe dirigente è pronta a fare sacrifici prima di chiederli ai cittadini». Invece... «Invece la manovra risente dello stato confusionale della maggioranza. E quando arriverà in Parlamento sarà ancora più stressata dagli interessi di gruppetti e correnti. Mi piacerebbe che il Parlamento avesse un sussulto bipartisan per tagliare i privilegi. Anche perché spesso sono un peso: la duplicazione degli enti rende difficile la vita a cittadini e imprenditori. Ma non è tutto. Vanno superati anche i tagli lineari che non portano da nessuna parte». Crede che la manovra peserà molto sui cittadini? «Non c'è dubbio. Dobbiamo invece alleggerire chi lavora e chi dà lavoro e sostenere il ceto medio, che è un segmento determinante del Paese. Ovviamente la pressione fiscale non si può ridurre ma si può diversificare. Il Pd dovrebbe guidare questo processo e mettere in campo proposte riformiste in cui ci sia meno Stato e più società, come nel modello su cui sta riflettendo l'Inghilterra. Anche per rassicurare l'elettorato moderato che può accompagnare il Pd nella vittoria. Non serve il mercato delle alleanze per conquistare il voto dei moderati». Non le sembra che i vertici del Pd abbiano subodorato di poter vincere a causa della crisi del Pdl e che dunque abbiano riunciato al rinnovamento? «Il Pd deve avere coraggio, deve essere unito intorno a Bersani, senza correnti, ma col pluralismo di pensiero. Il mio impegno politico, la mia passione vanno in questa direzione. Sbaglia chi s'illude che vinceremo semplicemente perché gli altri perderanno. Dobbiamo tornare al governo perché abbiamo idee e proposte. Non mi piace essere né rottamatore né conservatore. Mi piacerebbe, invece, che diventassimo tutti costruttori del nuovo. Dobbiamo andare oltre e aprire le finestre del Palazzo. Con Fioroni e una ventina di deputati stiamo lavorando a una proposta di legge che vieti a chi ha più di 65 anni di essere candidato al Parlamento, come succede nei lavori normali. Poi insisto sulle primarie: servono per colmare lo spazio tra i cittadini e la politica».

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