Papa fa un "passetto" indietro
Il deputato Alfonso Papa, coinvolto nell'inchiesta P4, fa un «passetto» indietro. Ieri, infatti, si è dimesso dalla commissione Antimafia e dalla commisione Giustizia della Camera, per evitare «strumentalizzazioni». Il deputato del Pdl è stato sentito dalla Giunta per le autorizzazioni che si pronuncerà presto: «Credo che il voto ci sarà entro il 15 luglio» ha confermato il presidente Castagnetti (la prossima riunione, con seduta mattutina e pomeridiana, è fissata per mercoledì prossimo ndr). Papa ha cercato di chiarire la sua posizione. Alla procura di Napoli mancano i «presupposti di competenza territoriale, nota agli inquirenti e maliziosamente obliterata al fine di proseguire quella che più che una indagine appare come una vera e propria caccia all'uomo» ha sostenuto nella sua memoria difensiva. Il deputato del Pdl, esaminando uno a uno i capi d'accusa, alla base dell'ordinanza di custodia cautelare, più volte ha sottolineato che «i fatti contestati si sarebbero tutti svolti a Roma». Pertanto Papa, ribadendo di non essere mai stato ascoltato dai pm napoletani e di essere incensurato, ritiene che si sia voluta «strumentalizzare la sua qualità di parlamentare». Non solo. «Si segnala che ben cinque magistrati legati al distretto e alla procura di Napoli sono stati sentiti violando le regole della competenza funzionale e con un fine che non può non definirsi persecutorio, rispetto ad un ex collega di ufficio al quale non è stata nemmeno concessa la possibilità di essere interrogato, in oltre otto mesi di indagine». Insomma, scrive ancora il deputato nella sua memoria, la manovra per «discreditare» Papa è stata portata avanti «con la strumentalizzazione giudiziaria di odi, rancori e gelosie presenti contro Papa nell'ambiente del distretto di Napoli ed assurte a procedimento penale; con l'attuazione di modalità di indagine poste al di fuori di tutti i principi fissati dalla legge e dalle regole deontologiche, nonché con gravissima ed evidente violazione delle prerogative parlamentari; con l'adozione di un provvedimento sapientemente articolato ma povero e apodittico sotto il profilo indiziario, privo di effettività con riferimento ai presupposti della misura concessa, del tutto mancante dei presupposti di competenza territoriale, nota agli inquirenti e maliziosamente obliterata - conclude Papa - al fine di proseguire quella che più che una indagine appare come una vera e propria "caccia all'uomo"». Intanto oggi il collegio dei probiviri dell'Associazione nazionale magistrati si riunirà per decidere sull'espulsione dal sindacato di Alfonso Papa, magistrato in aspettativa per il quale i pm di Napoli hanno chiesto l'arresto. La decisione di rimettere la decisione su Papa ai probiviri era stata presa dal Comitato direttivo centrale dell'Anm lo scorso 25 giugno.